Codroipo, Ricordi

Giornata del Ricordo: cosa ricordare?

di Marco Mascioli

©MMMi.it
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L’Assessorato alla cultura del Comune ha celebrato la Giornata del Ricordo con un’interessante conferenza del prof. Stefano Pilotto, docente di Storia delle relazioni internazionali presso l’Università degli studi di Trieste, dal titolo: “A settant’anni dal trattato di Pace: foibe ed esodo nel ricordo perenne della nazione italiana e nella pietas cristiana”. Il sindaco Fabio Marchetti e l’assessore alla cultura Tiziana Cividini hanno ospitati alcuni esuli e figli di esuli che hanno regalato aneddoti personali all’appassionata relazione del professor Pilotto, giacché sembra impossibile ma, nonostante si tratti di storia, di fatti accaduti almeno settanta anni fa, ci sono tantissimi aspetti che ancor oggi sono nascosti, occultati, dimenticati. Il Giorno del ricordo è stato istituito al fine di “conservare e rinnovare la memoria della tragedia degli italiani e di tutte le vittime delle foibe, dell’esodo dalle loro terre degli istriani, fiumani e dalmati nel secondo dopoguerra e della più complessa vicenda del confine orientale”. 
La scelta del 10 febbraio da un lato suggerisce un nesso causale tra la pace imposta dalle potenze cui l’Italia aveva dichiarato guerra e gli eventi luttuosi che la festività si propone di commemorare e tramandare, dall’altro fa sì che le foibe e l’esodo siano ricordati esattamente due settimane dopo la Giornata della memoria della shoah. Il 10 febbraio, giorno in cui nel 1947 fu firmato il trattato di Parigi in cui l’Italia dovette regalare l’Istria e tutte le splendide isole nell’Adriatico orientale, alla Jugoslavia. 
Dal 2005, ogni 10 febbraio, sui mezzi d’informazione italiani viene raccontato quello che accadde a Trieste, in Istria e in tutta quanta la “Venezia Giulia” nella prima metà del ventesimo secolo. La legge che il 30 marzo 2004 ha istituito il “Giorno del ricordo”, allude alla “complessa vicenda del confine orientale”, ma le narrazioni tendono ad essere italocentriche a dispetto della multiculturalità di quelle regioni. Non è chiaro cosa si voglia ricordare: esclusivamente l’esodo degli italiani dall’Istria, le foibe di Basovizza, oppure tutte le foibe, i campi di concentramento del confine orientale e tante altre vicende che dovremmo conoscere, condividere, studiare per poi ricordare. 
Ci sono eventi e località che invece fanno fatica ad acquisire importanza come Porzus (Udine) (battaglia tra militari italiani), Gonars (Udine) (campo di concentramento italiano dove si internavano gli italiani cacciati dalla Jugoslavia, uomini, donne, vecchi e bambini rastrellati dai paesi del Gorski Kotar, la regione montuosa a nord-est di Fiume - italiana), Monigo (Treviso) (dove rinchiudevano coloro che riuscivano a evitare Gonars), Vo' Vecchio (Padova) (un altro dei 31 campi di concentramento istituiti dall’Italia in tutto il centro nord del bel Paese), Trieste (risiera di San Sabba, lager nazista utilizzato per il transito, la detenzione e l'eliminazione, in prevalenza di prigionieri politici ed ebrei, definito “campo di sterminio”, era uno dei 38 allestiti in Italia).
Quante famiglie furono affogate e sparirono improvvisamente, quante trovarono l’uscio di casa segnato per indicare l’origine italiana, non gradita. Tutti furono espropriati dei loro beni, delle case, delle attività, dei terreni e delle barche. Si disse che erano liberi di scegliere tra emigrare verso l’Italia o rimanere, ma la realtà per chi restava sarebbe stata disumana.  Veniva instillato l’odio tra la gente e chi ha frequentato la Jugoslavia sino a pochi anni fa, sa benissimo a cosa mi riferisco. Basta fermarsi in un bar e trovare un adulto (non necessariamente anziano), per scoprire cosa volesse dire sottostare a Tito nell’epoca del comunismo. 
Nessuno parla l’italiano, ma tutti si esprimono in un linguaggio molto simile al triestino, sulla costa slovena come in Croazia, il dialetto venetomorfo rappresenta il vero veicolo di comunicazione, ma ricordiamo che anche entro gli attuali confini, a quei tempi, la lingua italiana era paragonabile al latino, appannaggio di medici, notai e pochi altri. Il mescolamento linguistico era piuttosto normale, nei vari ambiti della propria esistenza si usava una lingua o l’altra, tanto che a Fiume (nel 1924 fu annessa alla Venezia Giulia) si diceva che “el più stupido omo parla quattro lingue”. 
Sebbene molto apprezzabile l’opportunità con il prof. Pilotto, rimane ancora curiosità e delusione, con la speranza d’ascoltare qualche verità in più sulle azioni fatte dagli italiani durante le guerre. Scollandoci da dosso quell’abito bello e pulito di “brava gente” e soprattutto ammettendo che generalizzare è sempre sbagliato. Seppur italiano non mi considero responsabile degli eccidi o di qualsiasi genocidio che non ho commesso di persona, alla pari di quando vedo un tedesco, uno slavo o un arabo che non posso accusare solo per la sua nazionalità. 
La scuola di oggi, non può continuare a nascondere la storia contemporanea. All’indomani della seconda guerra mondiale, i campi allestiti tra il 1940 e il 1947, dal Regno d’Italia e dalla Repubblica di Salò, furono pressoché rimossi dalla memoria collettiva. Anche se questi argomenti sono poco congeniali alla narrazione del passato che andò affermandosi dopo la fine della guerra, rimangono sostanzialmente avulsi dal sentire comune degli italiani e dall’interesse della ricerca accademica. 
Suggerisco di rinominare questi luoghi, per agevolarne lo studio, in “luoghi dell’oblio”. Se la storia è scritta dai vincitori, i perdenti tacciono. Le guerre sono sempre sbagliate, chiunque vi partecipi e con qualsiasi motivazione, uccide altri esseri umani. 
L’Italia non è solo quella della mafia, dei politici corrotti e dei campi di concentramento, ma nemmeno possiamo continuare a esultare per la presenza del Papa, dell’impero romano e della brava gente. Smettiamo di considerarci sempre superiori, vincenti e migliori degli altri. I fatti della storia non parlano di noi, ma solo di compatrioti, che se hanno sbagliato è corretto si sappia, senza per questo sentirci accusati o peggio colpevoli. 

EVENTI DI OGGI

Villa Valetudine, Camino al Tagliamento
Marisa Ribis e Emanuela Giaretto
Villa Valetudine, Via Codroipo 25, Camino al Tagliamento, 10.00 - 17.00 ogni giorno - anche sabato e domenica, previo appuntamento
Mostra di opere su pelle di tamburo e timpani di BARBARA TOMASIN & GIORGIO ZIRALDO.
Sala conferenze, Biblioteca Civica “Don G. Pressacco”, Codroipo, 20:30
Avanzamenti e prospettive in ginecologia oncologica
Biblioteca Civica “Don G. Pressacco”, Codroipo, 16:00
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Ultimo aggiornamento: 23/04/2024 10:19