Sociale

Il decalogo delle false credenze sui migranti 

di CS Maria D'Acquino

Il recente convegno ‘Migranti e salute: tra prevenzione, cura e fake news’ ha cercato di fare luce sui dati reali talvolta ben diversi dalla rappresentazione narrativa usuale costituita da una serie di luoghi comuni per cui anche gli aspetti sanitari relativi ai migranti sono considerati aspetti ‘politico-socio-sanitari’. Le migrazioni sono un elemento che ha caratterizzato la storia umana: la ricerca di migliori condizioni è connaturata nell’uomo e l’immigrazione, considerata un fenomeno “naturale” e spesso gradito per risolvere problemi legati allo sviluppo industriale, agricolo e di denatalità, è oggi divenuto oggetto di paure, disinformazione e di false credenze.
"Come medici" ha esordito l'organizzatore del convegno il dott. Piernicola Garofalo, endocrinologo, "il nostro operato non può muoversi da questioni politiche e suggeriamo di valutare il fenomeno migratorio partendo dai dati genuini che sono scaturiti a partire dal contributo di tanti operatori sanitari che quotidianamente si impegnano su tutto il territorio italiano. L’obiettivo è quindi esclusivamente etico e deontologico: fare buona informazione e far conoscere, anche nell’interesse di tutti, quali sono i bisogni e le opportunità di salute -tra prevenzione e cura - migliorando l’accesso alla fruizione del SSN, rimuovendo le barriere anche linguistiche che ancora esistono e che peraltro mettono in difficoltà anche gli italiani fragili. Ricordiamoci che la salute di una intera comunità non può prescindere dalla buona salute di ciascuno dei suoi membri”.
Il convegno, promosso da AME, Associazione Medici Endocrinologi, e realizzato grazie al contributo di IBSA Farmaceutici Italia, ha visto la partecipazione di gran parte delle istituzioni che studiano il fenomeno migratorio potendo quindi contare su dati, informazioni e un’esperienza approfondita sul tema. Dal contributo di tutti è nato un decalogo che cerca di dare qualche risposta e contrastare le fake news sui migranti.

DECALOGO
Gli immigrati residenti in Italia sono notevolmente aumentati nel corso degli ultimi cinque anni. No l'incremento è solo dello 0,3%.
Gli immigrati vengono principalmente dall'Africa. No, solo il 20%.
Gli immigrati sono nella maggior parte musulmani. No, sono prevalentemente cristiani (52%), solo il 32% musulmani.
Gli immigrati portano nuove malattie. No nessun dato statistico depone in tal senso. Di solito gli immigrati sono “sani”. L’immigrato è un progetto di vita e, per tale motivo, le persone che decidono di emigrare sono persone sane, sulle quali sono caricate aspettative di riscatto per sè stesso e per la famiglia che resta nel paese d’origine.
Gli immigrati portano TBC, HIV, Epatiti. No, i tassi di incidenza sono stabili o in riduzione sia nella popolazione italiana che fra gli immigrati.
Gli immigrati si ammalano di più. No, almeno non per cause pregresse ma solo durante il soggiorno in Italia, per mancato accesso alle cure.
Gli immigrati sottraggono risorse economiche al nostro paese. No, il saldo globale secondo i dati ISTAT è positivo per l'Italia. Il tema è piuttosto complesso, tuttavia, il fatto che mediamente essi siano concentrati nella fascia di popolazione in età lavorativa, unito al progressivo invecchiamento della popolazione italiana, fa sì che l’immigrazione provochi un aumento della forza lavoro, fondamentale risorsa produttiva per qualsiasi paese. Per la stessa ragione, l’apporto degli immigrati alle finanze pubbliche italiane, in termini di imposte e contributi sociali versati, eccede quello dei benefici da essi ricevuti, soprattutto perché molte delle spese relative alla salute in Italia sono strettamente legate all’età. Ne consegue che l’immigrazione offre un contributo netto positivo anche al nostro sistema di welfare, come recentemente ribadito nella relazione annuale del Presidente dell’Inps ed in numerosi studi e rapporti sul tema.
Gli immigrati maschi si recano in PS per malattie infettive o sessualmente trasmesse. No la prima causa sono i traumatismi sul luogo di lavoro. Gli immigrati spesso trovano lavoro in situazioni non regolari, di lavoro nero dove le più basilari norme di prevenzione degli infortuni non sono attuate.
Gli immigrati irregolari sono quelli che arrivano con i barconi. No il maggior numero è costituito da immigrati che perdono il diritto di soggiorno (75%). Spesso l’immigrato irregolare è una persona che ha perso il lavoro e di conseguenza perdono il diritto di vivere in Italia. La crisi economica non crea solo disoccupati, ma anche immigrati irregolari, Alla radice di tutto c’è l’impianto della legge sull’immigrazione, che lega indissolubilmente il permesso di soggiorno al contratto di lavoro. Ora che il tasso di disoccupazione tra gli stranieri ha raggiunto il 17%, questa regola si è trasformata in una mattanza. Basti pensare che tra il 2014 e il 2015 ben 300 mila permessi di soggiorno non sono stati rinnovati: si stima che 100 mila immigrati se ne siano andati, ma altri 200 mila sono rimasti qui, senza un documento, obbligati a vivere e a lavorare in nero.
La maggior parte degli immigrati residenti in Europa vive in Italia. No soltanto il 10%.

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Ultimo aggiornamento: 28/03/2024 01:48