Arte e spettacoli, Furlan

In onda il misteri furlan di Mainerio

di Ufficio Stampa ARLeF

Il videofilm “Giorgio Mainerio, un misteri furlan” di Marco Maria Tosolini e Paolo Antonio Simioni è stato lo spettacolo di chiusura di Mittelfest 2020. Domani, 24 novembre alle 21.40 su RAI 103 bis verrà riproposta la seconda parte del videofilm di Tosolini e Simioni con direzione della fotografia di Carlo Della Vedova di Entract. La prima parte è andata in onda martedì scorso.
L’opera videoteatrale, prodotta da ARLeF e Mittelfest, in collaborazione con il Teatri Stabil Furlan, associazione “Musicologi”, Fondazione lirica Teatro “G. Verdi” di Trieste, comune e parrocchia di Ragogna, Fondazione Friuli, Conservatorio “Tartini” di Trieste, Confartigianato di Udine e CATA artigianato FVG, Assessorato alla Cultura del Comune di Udine, è stata rappresentata quale spettacolo di chiusura dell’ultima edizione di Mittelfest.
Protagonista Paolo Antonio Simioni (Giorgio Mainerio e coautore e coregista con Tosolini) con la partecipazione di Massimiliano Sassi (l’inquisitore), Pauli Nauli (il benandante, della compagnia teatrale di Ragogna), Gianna Barbacetto (la Puta Nera), Paola Bacchetti (voce dell’agana), Martina Buttazzoni (l’agana), Gabriele De Cecco (il bimbo scomparso), Fabio Accurso e Angelo Comisso (i musicisti) per il coordinamento di produzione di Giulia D’Andrea, cura sartoriale di Elisa Segnaboni, istruzione d’armi Roberto Battilana, consulenza straordinaria iconografica di Alessio Screm, creazione e elaborazione di audiovideo elettronica di Federico Màzzolo, l’editing audio di Vittorio Vella.
Lo spettacolo – ora in versione video - è una dedica d’amore al Friuli, anche nei suoi aspetti più inattesi e attraverso i rivoli carsici della sua variegata cultura. In uno di questi scorre la storia di Giorgio Mainerio (Parma, 1535-Aquileia, 1582): musico, sacerdote e, forse, negromante. Così lo presenta Marco Maria Tosolini, autore della drammaturgia e regista dell’opera con Paolo Antonio Simioni: «La sua figura è emblematica della complessità oscura e visionaria del ‘500 friulano, in cui colto e popolare si fondono in un mistero alle volte insondabile, restituendo alla storia di questa terra aspetti di estremo fascino». Mainerio ebbe fama europea per il suo “Primo libro de’ balli”, edito a Venezia da Gardano, nel 1578, dove, fra altri balli di matrice nazionale, spiccano tre topoi coreutico-musicali: La puta nera, ballo furlano, L’arboscello, ballo furlano, e la celebre e notissima Schiarazola Marazola. «La figura di Mainerio – continua Tosolini - rappresenta molto di più di un anomalo compositore in pericoloso bilico fra sacro e profano». Lo spettacolo ne restituisce dunque l’intensa personalità, con vari linguaggi artistici che “agiteranno” una scena mobilissima, arricchita da trasfiguranti landscapes sonori elettronici e visionari, con focus sull’opera mirata di pittori quali, fra gli altri, Tonino Cragnolini, che dedicò a Mainerio un ciclo di opere, oltre ad altri di fama rinascimentale e manieristica europea e della regione. Lo spettacolo - che darà conto del contesto plurilinguistico e pluriculturale del nostro territorio nella versione in friulano e altre lingue a cura di William Cisilino e Michele Calligaris e con sottotitoli in italiano - magnificherà varie location collinari friulane con un finale che vedrà protagonista il Complesso bandistico «I Cjastinârs», di Muris di Ragogna, diretti da Elisa Frezzani e, durante il videofilm, la partecipazione dei tamburi del Gruppo Storico Città di Palmanova.

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Ultimo aggiornamento: 28/03/2024 01:48