Rivignano Teor

Pillole di fede dal nostro territorio

di Ilaria Mattiussi

Tu, da che parte stai? È questa una delle domande in grado di metterci più in difficoltà. Le ferite, che ancora stiamo curando, sembrano condurci verso la solitudine del dolore ma, se riusciamo a guardare oltre la sofferenza, riconosceremo negli occhi del prossimo le stesse paure, gioie e speranze che animano il nostro cuore. Ne abbiamo parlato con Monsignor Paolo Brida, parroco di Rivignano, Teor, Driolassa, Campomolle, Ariis, Flambruzzo-Sivigliano, Torsa, Roveredo, Paradiso e Pocenia.

Quali riflessioni le ha suscitato questo periodo?
Si è trattata, innanzitutto, di una prova per ognuno di noi. Ho sempre rivolto il mio pensiero alle vittime e ai loro familiari, che hanno dovuto affrontare lo strazio di non poter dare una sepoltura dignitosa ai loro cari. In secondo luogo, ho approfittato di questo periodo per stare in chiesa e pregare per tutta la comunità. Ogni giorno ho celebrato la messa a porte chiuse, senza il popolo ma per il popolo. Ho sentito, in modo diverso, la presenza della mia gente e tutto ciò mi ha dato tanta serenità e fiducia nel Signore e nel dono più grande che ci ha dato, la fede. In questi momenti di buio, una luce è stata l'ordinazione sacerdotale di Don Simone Baldo, che ha operato nelle nostre parrocchie per cinque anni, un vero momento di grazia.
Quali iniziative sono state adottate per tenere coesa la comunità?
Fin dal primo giorno di chiusura, mi sono chiesto come poter far sentire la mia presenza alle persone, che stavano affrontando una situazione mai vista prima. Ho spalancato le porte del Duomo di Rivignano e ho sistemato, all'entrata, il crocifisso più grande che abbiamo. Il Signore, in croce come lo è l'umanità durante questa pandemia, ci ha ricordato che la sua presenza è fra noi tutti i giorni, fino alla fine del mondo. Ho poi aggiunto anche la Madonnina e, insieme, ci hanno permesso di sentirci meno soli. L'amministrazione comunale e alcuni volontari, inoltre, ci hanno dato la possibilità di trasmettere in televisione la messa domenicale. Questa opportunità ha avvicinato molte persone, raggiungendo anche luoghi lontani, come Canada, Giappone e America latina. Infine, non si è mai interrotta la solidarietà, soprattutto per quanto riguarda il prezioso lavoro del Centro d'ascolto Caritas della zona, in collaborazione con la protezione civile e in sintonia con l'amministrazione. In questo periodo sono aumentate le borse viveri e molte persone hanno donato, chiedendo di far giungere il necessario alle famiglie bisognose.
Il 18 maggio scorso le celebrazioni sono state riaperte ai fedeli.
È accaduto proprio il giorno del centesimo compleanno del nostro patrono, San Giovanni Paolo II. Mi hanno commosso l'ordine e la disciplina con i quali le persone hanno partecipato, munite di mascherina e pronte a prendere il posto che era stato loro assegnato.
Secondo lei, ci stiamo abituando ad assistere al dolore?
No. Le persone manifestano i loro sentimenti in modo diverso e forse qualcuno cerca di apparire più forte, ma soffre interiormente. L'uomo è quello di sempre, con le sue gioie, dolori, fatiche e speranze. Non ci stiamo abituando, anche perché le conseguenze della pandemia sono molto forti, basti pensare alle famiglie che fanno fatica a sbarcare il lunario.
È possibile amare il prossimo, nonostante la paura?
Si tratta di utilizzare il buon senso, senza scivolare nel terrore, ma con le dovute precauzioni. Dobbiamo diffondere il rispetto e non la paura dell'altro. Questa situazione nuova ci insegna un modo diverso di amare il prossimo, con uno sguardo dal cuore e trasformando il terrore in amore.
Il dolore porta spesso l'uomo a chiedersi dove sia Dio.
È nella solidarietà e nella professionalità di medici, infermieri, operatori sanitari, forze dell'ordine, volontari e amministrazioni, che hanno dedicato anima e corpo, in qualche caso anche la vita, agli altri. Non dimentichiamoci, anche, dell'amore nascosto, donato da chi assiste gli ammalati in casa o dai genitori, che hanno dovuto riorganizzare il loro tempo in funzione dei figli rimasti a casa da scuola. La strada che il Signore ci ha indicato è riassunta nel Comandamento dell'amore: “Amatevi come io vi ho amato”.
Cosa stiamo imparando da questo periodo?
I momenti di prova, com'è accaduto anche dopo il terremoto del '76, ci ricordano la nostra fragilità. Dobbiamo essere meno arroganti, superbi ed egoisti: l'essenza dell'amore non è pretesa o capriccio, ma dono di sé, così come ci ha insegnato Gesù.

EVENTI DI OGGI

Museo Civico Delle Carrozze, San Martino di Codroipo
Il Canto della Terra
Villa Valetudine, Camino al Tagliamento
Marisa Ribis e Emanuela Giaretto
SEGNALA EVENTO
GALLERY
INFO UTILI
RIVISTA STAMPATA
Ultimo aggiornamento: 28/03/2024 01:48