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Preziosa l'alternanza scuola-lavoro

di Mario Passon

Gli appunti di questo mese prendono spunto dalla morte di Lorenzo il giovane di Castions di Strada ucciso da una putrella d’acciaio nella fabbrica dove completava la sua formazione professionale, una morte in un ambiente di lavoro che ha riacceso il dibattito sull’alternanza scuola-lavoro e sui presidi di sicurezza. Si è scritto che lavorare in fabbrica sia più sicuro di molti altri luoghi di lavoro. Non sono sufficienti le statistiche dell’Inail, nè gli indicatori delle denunce di infortunio sugli occupati, né le medie di periodo perché il punto centrale è che un giovane ha perso la vita in un ambiente di lavoro.
Molti ragazzi e adolescenti dell’età di Lorenzo si sono chiesti: Perché è accaduto? Cosa dobbiamo fare ora? Come prosegue la nostra vita? Come possiamo affrontare il pensiero della morte che abbiamo scoperto che abita anche tra i giovani?
A 18 anni si hanno grandi desideri, molte curiosità, cose grandi da fare, progetti, sogni… e questi sogni si verificano anche negli ambienti di lavoro, soprattutto per i ragazzi e ragazze che scelgono la formazione professionale. Aula e fabbrica, banco e salone di lavoro, classe e ufficio, sono due realtà che devono coesistere e non separarsi: studio ed esperienza di lavoro devono convivere, comunicare tra di loro, non solo per i percorsi tecnici e professionali. Non è l’alternanza scuola-lavoro ha dover essere messa in discussione: i ragazzi come Lorenzo devono stare anche in fabbrica, devono conoscere direttamente i mestieri e le professioni, conoscere il lavoro, gli orari, le responsabilità, le relazioni, partecipare alla costruzione/creazione di un manufatto o di un servizio mentre si completa la propria istruzione e si pensa a quale futuro costruire.
Piuttosto ragioniamo come si fa l’alternanza scuola-lavoro e in particolare sul fatto che in questa esperienza i ragazzi imparano a conoscere i mestieri e le professioni che poi sono persone, lavoratori esperti, maestri: con competenze ed esperienza. I nostri giovani hanno bisogno dell’opera di tanti maestri che li aiutano a crescere sia professionalmente sua umanamente; non sanno produrre subito. Maestri fuori classe li chiama l’economista Leonardo Becchetti per “una formazione nello stile della crescita in bottega, del rapporto tra maestro e allievo … dare ai giovani la dimostrazione che si può vivere con entusiasmo ...". Un rapporto che si costruisce in fabbrica, nelle botteghe, nei saloni, negli uffici dove gli studenti incontrano maestri e maestre che sanno raccontare, affascinare, trasmettere. Questi maestri renderanno meno all’azienda in valore aggiunto ma creano un valore economico e sociale molto più importante quello di aiutare i nostri giovani ad avere una vita degna, un buon lavoro e in questo modo poter creare quel valore aggiunto che deve essere redistribuito sul territorio.
Nel 2019 (quindi prima della pandemia) il 16% delle imprese del Friuli Venezia Giulia ha ospitato stage/tirocini, in larga misura attraverso l’Alternanza Scuola-Lavoro “Percorsi per le Competenze Trasversali e per l’Orientamento (PCTO)". Un fenomeno molto significativo se pensiamo che il sistema produttivo della nostra regione è costituito da piccole imprese. Sono soprattutto le grandi e medie imprese ad attivare questi strumenti avendo una organizzazione che permette di affiancare agli studenti un lavoratore esperto (tutor aziendale) e che le imprese apprezzano per la possibilità di verificare nel concreto la preparazione dei giovani, la loro capacità di integrazione nell’ambiente di lavoro e l’interesse per le prospettive professionali che l’azienda può fornire.

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Ultimo aggiornamento: 28/03/2024 01:48