Codroipo, Arte e spettacoli

Albertin, Perlasca e il coraggio di dire no

di Ilaria Mattiussi

©TLP
"Ma lei, avendo la possibilità di fare qualcosa, cosa avrebbe fatto vedendo uomini, donne e bambini massacrati senza un motivo se non l'odio e la violenza?"
Era questa la domanda che Giorgio Perlasca poneva a chi gli chiedesse conto delle oltre 5200 vite umane salvate, in soli 45 giorni, dai campi di sterminio. La sua vicenda è ora uno spettacolo, scritto e interpretato da Alessandro Albertin portato ieri sul palcoscenico del Teatro Benois De Cecco di Codroipo.

Come hai conosciuto la vicenda di Perlasca e perché hai deciso di raccontarla?
Perlasca ha in comune con la mia famiglia Maserà di Padova. È il paese natale di mio padre e Perlasca, lasciato Como, vi si era trasferito da bambino. Nel dicembre 2011, portando a Maserà le ceneri di mio padre, rimasi affascinato dal fatto che, a pochi metri di distanza, riposassero il punto di riferimento della mia educazione e un uomo così importante. Per questo motivo ho deciso di approfondire la sua storia, scoprendone il potenziale drammaturgico ed evocativo.

Lo spettacolo è profondamente legato alla vicenda storica.

La narrazione inizia a Maserà da un aneddoto familiare: la notte in cui mio padre fu concepito, Perlasca si trovava già a Budapest a commerciare carni. Da questa riflessione si snoda il racconto delle straordinarie azioni che ha compiuto. È un monologo polifonico, nel quale presto la voce a tutti i protagonisti. Sfruttando le caratteristiche vocali che un attore può avere e collocando ogni personaggio in uno spazio ben preciso, lo spettatore capisce sempre chi sta parlando.

Il racconto rappresenta anche pensieri e parole di coloro che hanno creato l'orrore. Come ti sei avvicinato a questi personaggi? 
Portare un personaggio sul palco, per quanto cattivo sia, vuol dire amarlo. Eichmann, gerarca nazista che si occupava di far arrivare le persone nei campi di sterminio, è seccato dal comportamento di Perlasca: sta ritardando la partenza di un treno e ciò potrebbe influire sulle successive, provocandogli una nota di demerito. È un'idea folle per lo spettatore, ma in scena l'attore deve rappresentare quest'uomo, convinto fino alla fine di aver solo obbedito a degli ordini.

Perlasca era un commerciante di carni. Quanto le abilità di contrattazione hanno influito sulla sua vicenda?
Sono state fondamentali. Perlasca era abituato a vendere bestie e, con le stesse modalità, interloquiva con i gerarchi nazisti. È stata Laura Curino a farmi riflettere su questo aspetto. Perlasca era accompagnato da un avvocato ebreo, di origine ungherese, che lo aiutava nella traduzione durante i dialoghi serrati con i gerarchi nazisti. Quest'uomo gli faceva spesso notare come alcuni suoi atteggiamenti o frasi fossero pericolosi. Perlasca aveva, però, un temperamento sanguigno: così come un mese prima aveva ottenuto la mucca migliore, ora doveva portare in salvo il maggior numero di vite umane.

Approfondimenti e spettacoli che trattano questo argomento vengono, spesso, richiesti solo in particolari periodi.
Con il passare del tempo, si sta allentando la richiesta di portare in scena lo spettacolo a ridosso del Giorno della Memoria. Queste storie dovrebbero essere raccontate in ogni momento dell'anno. Lo spettacolo, infatti, più che la narrazione della Shoah, ha come cardine il concetto del libero arbitrio, la possibilità che ognuno ha di scegliere fra il bene e il male.

Perlasca è stato riconosciuto Giusto fra le Nazioni. Oggi ci sono ancora i Giusti e chi sono?
Certo, il problema è che, in quanto tali, non sentono la necessità di raccontare ciò che hanno fatto. Altri ne narrano i gesti, oppure il segreto scompare con loro.

A chi ricordava il suo coraggio, Perlasca domandava cosa avrebbe fatto lui al suo posto. Te lo sei mai chiesto?
Sì, è una domanda che i ragazzi mi pongono spesso. Credo che, solo in determinate situazioni, possiamo comprendere quali siano le nostre reazioni e riscoprire qualità che non pensavamo di possedere. A mente fredda e con il passaporto per tornare in Italia, non penso avrei avuto il coraggio di Perlasca: per me è già motivo di orgoglio raccontare la sua storia. 
Ultimo aggiornamento: 19/04/2024 07:14