Codroipo, Libri

Riflessioni sul “lockdown” in un paese chiuso

di Eddi Bazzaro

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Dopo la presentazione del libro di Alberto Frappa di Raunceroy a luglio sotto la barchessa di Villa Manin, il Caffè Letterario Codroipese prova a riprendere la sua attività con le serate all'interno del ristorante.
Giovedì primo ottobre, con tutte le precauzioni imposte dalla pandemia (prenotazione obbligatoria, misurazione della temperatura, mascherina e distanziamento ai tavoli), dopo i saluti dell’ Assessore alla cultura di Codroipo dott.ssa Tiziana Cividini e del Presidente Luisa Venuti, Toni Capuozzo ha presentato il suo ultimo libro: "Lettere da un paese chiuso. Storie dall'Italia del coronavirus". Era accompagnato da due vecchi amici come Andrea Valcic, giornalista del Messaggero Veneto, e Nino Orlandi, avvocato già sindaco di Latisana, che hanno dialogato con lui raccontando anche le loro esperienze.
Toni, nelle lunghe giornate di "confino" nella sua casa di Milano, scrive appunti, idee, pensieri, ricordi che presto diventano vere e proprie lettere. “Come tutti, i primi giorni del lockdown sono rimasto totalmente sorpreso”, racconta l'autore “e ho iniziato a usare i social, che sono la forma di comunicazione piu’ diffusa. Dopo poco mi sono accorto che scrivere non teneva compagnia soltanto a me stesso, ma a tante altre persone che interagivano con me. È nato cosi’ una specie di diario pubblico in forma di dialogo che ho deciso di rendere fruibile anche nel libro stampato tramite QR code”.
Durante la serata, seguita da un pubblico attento e numeroso con oltre 120 persone presenti, Toni Capuozzo racconta di se stesso e del mondo visto dalla serratura della porta di casa. "Ho riportato molti conflitti in giro per il mondo, ma non mi sarei mai aspettato di raccontare una situazione emergenziale in cui anche io, come tutti, sono stato protagonista. Anche durante l’assedio di Sarajevo si usciva solo per prendere acqua e cibo” ricorda “ma il nemico era visibile, concreto, era l’assediante. In questo caso invece è impalpabile e invisibile. In un teatro di guerra abbracciarsi è importante per resistere; noi invece ci siamo trovati a doverci fare compagnia restando distanziati”.
Una presentazione che ha portato le persone presenti a ricordare come è stato il loro "lockdown" e a riflettere sulle sensazioni provate e sulle inevitabili paure con cui ognuno di noi si è trovato a convivere. Una carrellata di pensieri scaturiti dal coinvolgente racconto e dalle riflessioni che Capuozzo, Valcic e Orlandi hanno saputo ben rappresentare. 
Ultimo aggiornamento: 19/04/2024 07:14