Regione, Ricordi

Album di famiglia: fotografia in Friuli 1850-1950

di Chiara Moletta

L’Irpac, Istituto Regionale di Promozione e animazione culturale, in occasione del suo 18° anno di attività, presenta il progetto Album di famiglia - fotografia in Friuli 1850-1950. Si è tenuta ieri, martedì 12 dicembre alle 18.00, l’inaugurazione della mostra presso la Galleria Tino Modotti a Udine. 
L’istituto, che da anni espone le proprie iniziative nell’esedra di levante di Villa Manin di Passariano, ha cambiato location vista l’esposizione relativa ai Presepi in Villa. La mostra, che sarà visitabile fino al 21 gennaio 2018, è dedicata alla valorizzazione delle fotografie ad uso privato o familiare, conservate nei cassetti di ogni abitazione, che raccontano la storia di tutti i giorni, vista dai protagonisti, non narrata dalle fonti istituzionali o ufficiali, insomma una fotografia con chiare radici sociali. La fotografia di famiglia ha oggi assunto un reale riconoscimento storico quale patrimonio documentaristico e archivistico. Il progetto racconta del territorio, della sua evoluzione, delle sue trasformazioni nel tempo. L’Irpac è nato nel 2000 grazie ad un gruppo di esperti interessati a tematiche culturali, sociali ed artistiche in Friuli Venezia Giulia. Numerosi sono stati i progetti realizzati nel corso degli anni, in particolare la versatilità dell’Istituto è stata dimostrata nel dedicare la propria attività alla realizzazione di progetti in diversi ambiti. Il settore che, nel corso del tempo, è stato maggiormente implementato è quello dedicato alla fotografia con pubblicazioni, cataloghi, conferenze e grandi mostre itineranti che hanno fatto conoscere un lavoro di continua ricerca presso i vari archivi fotografici della Regione. Valorizzare la fotografia d’autore come forma d’arte contemporanea e come testimonianza storica è una delle finalità che giustificano l’impegno della ricerca che l’Irpac sta svolgendo, per dare corpo ad una conoscenza comune del presente e del passato. Fotografia come forma d’arte e non solo: con una sola immagine è possibile raccontare storie di intere generazioni, narrazioni di vite, di processi storici e sociali, comunicare emozioni o stati d’animo, cambiamenti passati e presenti. La capacità narrativa della fotografia ha una grande efficacia comunicativa, che si esplicita attribuendo un valore aggiunto alle parole scritte o sostituendosi ad esse. L’Istituto ha colto in maniera lungimirante le sue potenzialità, attribuendole il valore di fonte storica per la storia contemporanea. Infatti, soprattutto a partire dai primi decenni del ’900, e in particolare dagli anni ’20 e ’30, la fotografia è diventata un mezzo di comunicazione, non solo diffusa sulle grandi riviste, ma utilizzata da vari governi per costruire nuove forme di consenso. Inoltre, in maniera diversa e a seconda dei contesti storici e geografici, ha raggiunto una diffusione di massa. Nel periodo tra le due guerre e, ancor più dopo la seconda guerra mondiale, la produzione di fotografie ha coinvolto anche la popolazione civile. D’altra parte, non dobbiamo rimanere unicamente nella storia del ’900. Se si pensa all’importanza della fotografia nella costruzione delle mostre internazionali dell’800, si vede facilmente come lo storico possa difficilmente ignorare la fotografia come fonte.
Lo scopo principale dell’Istituto è infatti quello di diffondere la ricchezza e l’importanza del patrimonio fotografico del nostro territorio, soprattutto attraverso le costanti collaborazioni con la Regione Friuli Venezia Giulia, il Comune di Udine, l’Azienda Speciale Villa Manin e la Fondazione Crup. Questa mostra, in particolare, rappresenta un vero e proprio fulmine emotivo: un percorso esemplificato dai volti, momenti collettivi, artigianato, scuola e da tutte quelle esperienze individuali che costituiscono quel magma vitale nel quale si inseriscono gli eventi epocali generando una specie di grande affresco collettivo.

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Ultimo aggiornamento: 17/04/2024 09:47