Regione, Ricordi

Il mondo rurale riprende vita a Paradiso di Pocenia

di Nicole Del Sal

All’interno di un vecchio granaio presso la “Cantina Paradiis” di Paradiso di Pocenia, la rivignanese Anita Salvador, presidente dell’Associazione “Par no dismenteâ”, è riuscita a realizzare un sogno a cui teneva tantissimo – lo si capisce dallo sguardo profondo, quasi commosso, che ha quando ne parla -, ovvero l’allestimento della mostra permanente “Vita e civiltà contadina friulana”. Questa ha richiesto infatti anni e anni di preparazione, in cui la signora Salvador – che ama definirsi una “semplice contadina” – insieme ai membri dell’associazione, si è impegnata nella raccolta di mobili, attrezzi, oggetti del quotidiano dei nostri avi, di coloro che, nella loro semplicità, hanno portato avanti il nostro Friuli; e ora, finalmente, tutti questi piccoli tesori hanno trovato una collocazione e sono visitabili al pubblico che può così ammirarli.
L’associazione nasce su suggestione dell’onorevole Maria Santa Piccoli, che da sempre ha avuto a cuore la dignità e l’emancipazione delle donne contadine friulane, e i cui sforzi per una società migliore non sono stati purtroppo riconosciuti per lungo tempo.
Ma ecco che grazie a un suo suggerimento dal 2004 prende vita “Par no dismenteâ”, un progetto che ogni anno, oltre a valorizzare e a tenere in vita l’essenza dell’anima friulana, premia con “La cade d’arint” una persona meritevole del territorio. E con tanto impegno, assiduità e una buona dose di amore, quest’associazione è riuscita oggi a orchestrare un’esposizione che rende davvero giustizia al ricordo dei nostri avi.
La mostra include diverse sezioni, ognuna dedicata a una parte di quella che era la routine di una tipica famiglia del ceto rurale, con arredamento, strumenti e oggettistica che permettono allo spettatore una completa immersione in questo mondo, povero di materiali ma ricco di valori: si possono osservare la cucina, graziosa e calorosa, la camera da letto, la stalla, la scuola, con tanto di banchi, cattedra, lavagna e mappe geografiche; e ancora, attrezzi adibiti al lavoro nei campi, all’allevamento dei bachi da seta, alla vendemmia, alla lavanderia. Inoltre, sono presenti costumi d’epoca realizzati a mano, tessuti ricamati, quadretti con foto d’epoca, e anche piccoli cartelli su cui è possibile leggere le testimonianze di alcune “nonne”, le quali meglio di chiunque altro possono illustrare alle nuove generazioni i valori e i tesori che custodivano tenacemente dentro di sé, senza lasciare che il tempo scalfisca il ricordo della faticosa, dura realtà in cui hanno vissuto. Una realtà dove non si aveva nulla, e in cui per questo ci si ingegnava al meglio per avere una vita più dignitosa possibile, con tanto lavoro, sudore, lacrime, ma anche piccole, grandi soddisfazioni oggi per noi quasi incomprensibili, come quella di avere un vestito di festa cucito a mano su misura per sé, magari fatto con le proprie mani, o di acquistare dopo tante fatiche una camera da letto nuziale dimessa, semplice ed essenziale, di cui andare però fieri per tutta la vita, sapendo gli sforzi che è costata.
In conclusione, si tratta di una mostra che andrebbe visitata da tutti, grandi e piccini, per conoscere le proprie radici, apprezzare quanto costruito da chi ci ha preceduto, comprendere realmente un mondo che non va assolutamente dimenticato, e che ancora oggi ricopre una posizione di vitale importanza nella vita di tutti noi; per capire quanto potesse essere difficile sostentarsi in condizioni di estrema povertà, e come, anche da questa difficile condizione, questi uomini e donne fossero riusciti a trarne piccole, ma immense gioie, apprezzando la semplicità del quotidiano. Una mostra, insomma, “par no dismenteâ”.

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Villa Valetudine, Via Codroipo 25, Camino al Tagliamento, 10.00 - 17.00 ogni giorno - anche sabato e domenica, previo appuntamento
Mostra di opere su pelle di tamburo e timpani di BARBARA TOMASIN & GIORGIO ZIRALDO.
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Ultimo aggiornamento: 23/04/2024 10:19