Purtroppo, la Pasqua di quest’anno è stata anche funestata dalle stragi di fedeli cattolici in Sri Lanka con oltre 200 morti, tra cui molti bambini e 500 feriti ad opera di un gruppo jihadista locale semisconosciuto il National Thowheed Jamath, considerato in orbita Daesh . Otto gli attacchi contro 3 chiese e 4 alberghi tra la capitale Colombo e Batticaloa. Come si è appreso dagli organi di stampa al momento delle esplosioni le chiese erano piene di fedeli e le sale degli alberghi affollate per i buffet della colazione. Cristiani (per lo più locali) e turisti occidentali erano gli obiettivi del gruppo terrorista, che ha colpito nella solennità della Pasqua. In tutte hanno agito kamikaze. Anche in questo caso e, direi a maggior ragione trattandosi di vittime umane, il sentimento generale è stato di profondo dolore e sconforto.
Forse, ci si poteva aspettare qualche presa di posizione da parte delle autorità politiche internazionali, ma anche della stessa Chiesa cattolica, più forti e chiare. Probabilmente, è prevalsa la volontà di non esasperare in forma maggiore e con esiti imprevedibili, una situazione così tragica e delicatissima. Il solito problema tra le esigenze di slancio profetico o di diplomazia che, in particolare i papi, hanno sempre dovuto conciliare nell’esercizio del loro ministero pietrino. Infatti, sin da tempi di un Benedetto XV nella prima guerra mondiale o di un Pio XII nella seconda con la spinosa questione dell’olocausto degli ebrei e, attualmente, Francesco con le gravi forme di persecuzione religiosa, i vari pontefici si sono trovati a scegliere la via migliore e più saggia, per difendere il gregge di fedeli a loro affidato.
Per quanto ci riguarda, nel nostro piccolo di persone normali, non ci resta che sperare e, per chi è credente, pregare affinché ci siano nel futuro delle ricorrenze pasquali più serene e liete!