Lettere

Soluzione della crisi di governo con un esecutivo giallo verde

di V.G.

Nell’imprevedibile crisi di governo, il tentativo del prof. Giuseppe Conte di formare un esecutivo con personalità espressione di un accordo tra i 5 Stelle e la Lega Nord, si è infranto dopo poco tempo. Il motivo sembra sia stato sul nome del dicastero dell’economia dove i partiti volevano il prof. Paolo Savona molto critico sull’euro fino al punto di ipotizzare piani B di uscita, ma che ha trovato il non gradimento del Presidente della Repubblica.
A quel punto, Sergio Mattarella attaccato soprattutto nel web, in un modo che ha superato ogni limite, ha avanzato l’idea di un governo di servizio incaricando come presidente il prof. Carlo Cottarelli, economista e a suo tempo commissario alla Spending Review. Le reazioni, sono state veementi, arrivando addirittura, nel caso dei pentastellati con l’aggiunta dei F.d’I., ad ipotizzare l’impeachment. Questa messa in stato d’accusa è possibile solo per alto tradimento o attentato alla costituzione che, nel caso in questione, risultano infondati. Ebbene, la richiesta avanzata nella serata di domenica 27 maggio, viene dagli stessi esponenti rimangiata nella giornata del successivo lunedì, dove si è accettata anche la sostituzione di Savona che sembrava un ostacolo insormontabile. Cosa è cambiato in poche ore?
Ad ogni modo, si è ritornati al punto di partenza con un governo presieduto dal prof. Conte, esterno al parlamento, coadiuvato da due vice Salvini con delega all’Interno e Di Maio al lavoro. 16 gli altri ministri, mentre il programma è costituito dal cosiddetto contratto di governo.
Ad analizzare senza pregiudizi le proposte, desta preoccupazione capire se esiste un’adeguata copertura finanziaria per permettersi il reddito di cittadinanza o per attuare la cosiddetta flax tax o per pagare le inevitabili penali nel caso l’Italia uscisse da opere strategiche come la Tav Torino - Lione? Le modifiche alla legge Fornero consentono poi di mantenere in sicurezza il sistema pensionistico? Trovare inoltre le risorse finanziarie con l’aumento delle accise o dell’Iva, bloccherebbe ogni ripresa. Passando all’euro, se è doveroso pretendere una revisione dello stare insieme in tale moneta, appare devastante anche il semplice adombrare l’uscita. L’Italia con un debito pubblico così enorme e per il quale abbiamo acceso mutui i cui interessi ci vengono pagati dalla Bce che annovera come maggior azionista la Germania, può permettersi uomini di governo che fanno smargiassate? Giova l’esempio di quello che accaduto in Grecia con il primo ministro Tsipras, costretto nell’arco di pochi mesi, a sostituite il suo ministro dell’economia Varoufakis.
Inoltre, per non compromette gli enormi sacrifici sostenuti dalle imprese e dai piccoli risparmiatori, l’atteggiamento di forze di governo non può che essere diverso. Invece di guardare alla convenienza elettorale, una classe dirigente e responsabile, ci traghetti fuori da questa crisi salvaguardando i risultati fin qui ottenuti, migliorandoli con pazienti negoziati nelle sedi europee. Se questo non fosse sufficiente per salvaguardare i nostri legittimi interessi nazionali, si deve pretendere di modificare alcune scelte. Ovviamente, raccordandosi con gli altri paesi in difficoltà e trovando un’indispensabile sinergia tra gli stati del Sud Europa rispetto al ruolo dominante di quelli del Nord.
Il presupposto è però di non stare con un piede dentro l’euro, mentre con l’altro piede, fuori. Così, si rischia grosso, perdendo in credibilità. Alla luce di queste considerazioni, và però riconosciuto che l’esperimento politico in questa travagliata fase italiana, resta l’unica strada percorribile perché non ci sono alternative. Inoltre, la responsabilità di essere arrivati a questo snodo, ricade principalmente in tutti gli altri partiti, rivelatisi incapaci nell’autoriformarsi e nel capire una società così cambiata. Prendiamone realisticamente atto e voltiamo pagina!
Ultimo aggiornamento: 19/04/2024 07:14