Nel giorno della memoria i ciclisti di Variano ricordano ancora la ripugnante visita ai Lager nazisti in Polonia. La fiaccolata dell’amicizia e della pace del C.O.Excelsior, presieduto da Giuliano Zermano, che con provata esperienza ha coordinato le mete di Roma, Santiago de Compostela, Lourdes, Assisi, e altre, qualche anno fa, è stata scelta la Polonia e precisamente: Cracovia e Auschwitz.
In quest’ultima località il gruppo, formato da 30 persone tra ciclisti e accompagnatori, ha visitato il museo degli orrori nei campi di concentramento e sterminio di Birkenau e Auschwitz. Molti dei presenti hanno constatato con amarezza qual è stata la cruda realtà di quello che è accaduto durante l’ultimo conflitto mondiale. Dopo aver brevemente sostato nei capannoni di Birkenau, dove erano stati installati gli scarichi nutrizionali dei prigionieri, il gruppo è entrato nel campo dove primeggia ancora sul cancello la cinica scritta: “ARBEIT MACHT FREI” (IL LAVORO RENDE LIBERI)”.
E da lì tutti si sono immersi nella più antica parte delle caserme madri, fondate nel 1940. Più si addentravano e più si rendevano conto della triste e incredibile realtà di quanto era accaduto tra il 1940 e il 1945. È impossibile valutare che un’unica mente, quella di Hitler, sia riuscita a costruire un campo del genere, ben organizzato alla perfezione, e a compiere una strage del genere. In alcune stanze riprodotte come camere da letto, i deportati riposavano in letti sovrapposti, per 30-40 persone.
Sono state visitate stanze dove venivano gettati i deportati senza vita, uno sopra l’altro, prima di essere portati nel forno crematorio: morti per fame, malattie e anche ammazzati al muro, dove è stato deposto un cero offerto dal Vicario della Parrocchia di Variano, a suffragare le migliaia di persone fucilate. Lungo la visita c’erano delle teche all’interno delle quali erano riposti gli oggetti dei deportati: 40 metri cubi di scarpe, 14 quintali di capelli, 3500 valigie e oggetti di ogni genere, pettini, spazzole, ombrelli...
In questi e in altri lager sono state sterminate milioni di persone, vittime di una discriminazione insostenibile da parte di una o più menti contorte, crudeli e pazze. Tutti sono rimasti impressionati da simili nefandezze e sono usciti dal campo in silenzio, pensando e sperando che cose del genere non abbiano più ad accadere, perché l’intelligenza e la moralità dell’uomo non può provocare simili tragedie. Mai come in quella visita la comitiva di ciclisti e accompagnatori ha sentito forte il significato della corsa: oltre 2000 km per implorare la pace e la fratellanza tra i popoli del mondo.