10/05/2025
Nella continuità scelto il nome del Papa della Rerum Novarum
di Graziano Vatri
Lo Spirito Santo ha soffiato e come. Sorprendendo tutti, donandoci per la prima volta un Papa statunitense. Che esprime tutta la complessità dell’intero continente americano. Da quanto siamo in grado di immaginare leggendone la biografia, è possibile che ci si possa trovare dinanzi a un Pontefice che, come Francesco, sarà poliedrico. E, quindi, anch’egli, sarà tirato da tutte le parti. A partire dalla politica. Una scelta nel segno della continuità. Certamente con il predecessore. Nell’abbigliamento con cui è uscito sulla loggia a salutare una enorme folla, si potrebbe vedere un richiamo anche a Ratzinger ed a Woytila. Di quest’ultimo ha ripreso la sollecitazione a “non avere paura”. Robert Francis Prevost si chiamerà Leone XIV. Il Pontefice della Dottrina Sociale della Chiesa che, con un coraggio davvero “leonino”, affrontò i grandi temi, insidiosissimi per la Chiesa, ma anche per i milioni di derelitti di allora che pagavano per l’imporsi del capitalismo innescato dalla Rivoluzione industriale che stava sradicando le basi di società prevalentemente agricole e legate a millenarie tradizioni, di colpo spazzate via. A partire dalle pratiche religiose che, ovviamente, a Papa Pecci non potevano che stare a cuore. Fu una risposta diversa da quella del socialismo con al centro dell’impegno pastorale e sociale la persona. La scelta del nome di Leone dunque, a seguito di una elezione avvenuta abbastanza velocemente, indica la consapevolezza dei pastori cattolici dei problemi posti oggi da un turbocapitalismo finanziario intimamente connesso a quelle evoluzioni scientifiche che fanno ritrovare l’umanità di fronte ad un suo ulteriore ed inedito snaturamento. In questo, la continuità del cardinale Prevost non può limitarsi alla ricerca nel solo pontificato di Francesco. Perché risale agli insegnamenti di tutti i papi susseguitisi dal secondo dopoguerra ad oggi. In particolare, a Giovanni Paolo II che si poneva il problema di un Occidente trionfatore prossimo al rischio di confondere il successo sul comunismo sovietico con la brama di svolgere una funzione esclusiva di controllo del mondo. E a Benedetto XVI da cui venne, nel 2011, l’implorazione ai capi di stato di tutti i paesi a creare un governo mondiale dell’economia. Se si considera la velocità con cui i cardinali hanno votato e l’età del nuovo Pontefice possiamo sicuramente dire che non siamo di fronte ad un papato di transizione. Ed ascoltando le prime parole di Leone XIV già siamo stati in grado di farci un’idea del suo Magistero. La Pace a tutti come primo messaggio di Cristo e parte essenziale del richiamo al Vangelo. Poi, un ricordo non di circostanza di Francesco di cui Papa Prevost ha rimandato alla memoria di tutti la parola coraggiosa che emergeva anche nella flebile voce di Bergoglio la scorsa Pasqua. Tutti segnali che vengono da un pastore formatosi negli Stati Uniti. Forte in teologia, ma anche laureato in matematica. Missionario in America Latina dove quasi sicuramente sarà stato seguito da Papa Francesco, prima da Buenos Aires e poi da Roma. E non è un caso se il 69enne nuovo Pontefice, proprio con Francesco, abbia arricchito in pochi anni un curriculum che parte dall’essere anch’egli nato in una famiglia di emigrati, padre franco italiano e madre spagnola. Come sempre accaduto nel passato, Leone XIV darà una propria impronta anche al governo della Chiesa e della Curia romana. Egli la conosce bene giacché, senza mai rescindere i legami con la diocesi del Perù in cui era stato chiamato a fare il vescovo ed assumere la guida l’Ordine degli Agostiniani, ha fatto parte della Congregazione del clero e poi di quella dei vescovi e di numerosi dicasteri fino alla nomina di Prefetto del Dicastero per i Vescovi e Presidente della Pontificia Commissione per l’America Latina. Ed è stato importante, c’è da dire strategico, alla luce dei tanti discorsi che abbiamo sentito fare in questi giorni sul ritorno della Chiesa al principio di autorità, e di un certo modo di concepirne l’organizzazione, che Leone XIV abbia rilanciato quella “sinodalità” da alcuni contestata a Francesco. Insomma, è stato confermato che il soffio dello Spirito Santo viene da lontano se è vero che tra le fila dei cardinali aveva già individuato da tempo il nuovo eletto al Soglio di San Pietro.