Codroipo, Sociale, Scuola

Il primo soccorso tra formazione, squadra e passione

di Giulia Franzoso, 4^D LSA, IIS Linussio, Codroipo

Durante quest’anno scolastico ho avuto la possibilità di partecipare a un corso di primo soccorso organizzato dalla Croce Rossa Italiana (CRI) all’interno dell’Istituto J. Linussio di Codroipo. All’inizio l’ho vista come un’occasione per imparare qualcosa di utile, qualcosa che “può sempre servire”. Ma non immaginavo che sarebbe diventata una delle esperienze più importanti e coinvolgenti del mio percorso scolastico.
Abbiamo imparato le manovre di base del primo soccorso: come valutare una scena, proteggere sé stessi e gli altri, chiamare i soccorsi, e intervenire in caso di ferite, traumi, ustioni, incidenti, fino ad arrivare alla rianimazione cardiopolmonare e all’uso del defibrillatore. Abbiamo fatto esercitazioni pratiche, lavorato in gruppo, e scoperto che aiutare qualcuno, anche solo simulando, ti cambia dentro. Ogni volta che provavamo una manovra, capivamo sempre meglio quanto sia fragile il confine tra un intervento corretto e un errore, e quanto sia fondamentale sapere cosa fare.
Alla fine del corso, sei studenti tra cui anche io siamo stati selezionati per rappresentare il nostro istituto nella squadra ufficiale di primo soccorso. Da quel momento è cominciata una nuova avventura: due allenamenti a settimana, prove sempre più complesse, simulazioni realistiche, con la supervisione attenta e paziente dei volontari CRI. Abbiamo imparato a dividerci i compiti, a rispettare i tempi, a comunicare con precisione anche nei momenti di tensione. Ogni incontro era una sfida, ma anche un’occasione per crescere, non solo tecnicamente ma anche umanamente.
La fase regionale delle Olimpiadi di Primo Soccorso si è svolta a San Vito al Tagliamento, una cittadina che, per un giorno, si è trasformata in un grande spazio dedicato all’emergenza e alla simulazione. Le vie del centro storico sono state allestite con scenari realistici, attori truccati con ferite perfettamente ricostruite, sangue finto, urla, panico… e noi, in divisa e con il battito a mille.
Abbiamo affrontato diverse prove pratiche, ognuna con una situazione critica da gestire: una coppia attaccata da malviventi, un soffocamento, un morso di vipera, persone prive di sensi. Ogni volta avevamo pochi minuti per valutare la scena, dividere i ruoli, agire con lucidità e metodo, secondo tutto ciò che avevamo imparato negli allenamenti. In quei momenti ho davvero capito quanto la teoria non basti: serve la prontezza, l’attenzione agli altri, la capacità di reagire con sangue freddo.
C’erano giudici CRI in ogni postazione, pronti a osservare ogni dettaglio, a prendere nota del nostro linguaggio, dei gesti, delle tecniche. Il clima era molto serio ma anche stimolante, e ci ha fatto capire quanto conti la preparazione in contesti dove ogni secondo è importante. Quando ci hanno comunicato che avevamo vinto la fase regionale, l’emozione è stata indescrivibile. La gioia più grande è arrivata con il Premio Speciale per il BLSD, che ha riconosciuto la nostra competenza e precisione nell’intervento su un paziente in arresto cardiaco. È stato il frutto di settimane di impegno, di fatica condivisa, di fiducia nella squadra.
Adesso siamo appena tornati dalla finale nazionale a Scalea, in Calabria, che si è svolta dal 23 al 25 maggio. Non abbiamo vinto, ma ci siamo impegnati al massimo e abbiamo dato tutto ciò che avevamo. Le prove erano davvero complesse e il livello dei concorrenti altissimo, ma è stata comunque un’esperienza indimenticabile. Abbiamo vissuto giorni intensi, di lavoro, confronto, emozione e amicizia. Il legame nella squadra si è rafforzato ancora di più, e abbiamo capito che il valore vero non è solo nel risultato, ma nel percorso che abbiamo fatto insieme, nella passione che ci ha spinto fin lì.
Questa esperienza mi ha insegnato tanto. Ho imparato competenze pratiche che possono fare la differenza tra la vita e la morte, ma ho imparato anche a lavorare in squadra, a fidarmi degli altri, a mantenere la calma anche quando tutto sembra difficile. Ho scoperto quanto sia importante essere preparati, ma anche empatici, capire che dietro ogni intervento ci sono persone, non solo casi clinici. E forse questa è la lezione più grande.
Spero che sempre più studenti possano vivere un’esperienza come questa. Perché non è solo un’attività in più, non è solo un corso: è una formazione alla vita, che lascia davvero il segno. E io non potrò più guardare il mondo con gli stessi occhi.

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Ultimo aggiornamento: 18/06/2025 12:49