Ricordi

La morte del papa emerito Benedetto XVI

di Graziano Vatri

La scomparsa del papa emerito Benedetto XVI ha trovato una vasta e, per certi versi, inaspettata eco massmediatica. Ovviamente e come spesso accade, tanto è stato criticato od avversato in vita da certi ambienti anche della Chiesa, tanto viene osannato ora che non vive più in questa realtà terrena. Purtroppo, mancano il senso della misura, ma soprattutto il giusto equilibrio.
Mi permetto senza avere alcun titolo particolare o uno specifico ruolo, ma nella veste di semplice fedele e di libero cittadino, di svolgere alcune brevi considerazioni.
Il suo è stato un magistero pedagogico con un’idea forte di fondo che era quella di riscoprire i valori, soprattutto spirituali, ma anche culturali ed umanistici fondanti la civiltà europea, senza dei quali non ci sarebbe stato un grande futuro. Dimenticare o ignorare le radici che ne costituivano l’identità forte di questa grande civiltà non avrebbero permesso alla stessa di reggere in termini fruttuosi, qualsiasi confronto e dialogo con le realtà religiose, politiche o sociali del mondo intero. In altri termini, per integrarsi e per trovare elementi di coesione secondo un’impostazione sicuramente inclusiva e di fratellanza universale, prima era necessario capire le proprie radici.
Inoltre, la fede e la ragione, secondo papa Ratzinger, non possono essere in antitesi, ma anzi, in feconda interazione. L’impostazione molto pregnante e chiara, veniva portata avanti però da un pastore lasciato solo di fronte ai duri attacchi di avversari potenti e mossi da pregiudizi alle volte espressi in forme molto aggressive. Qui è emersa tutta la debolezza di un uomo che in considerazione dell’età, non aveva tutte le necessarie energie e la vigoria per poter fronteggiare tali intemperie. Nonostante lo spessore intellettuale, culturale e teologico veramente unici, papa Benedetto non è riuscito a comunicare in modo efficace al mondo contemporaneo così disorientato o confuso.
La sua mitezza e sobrietà, la dolcezza e finezza, però, hanno fatto breccia comunque nel semplice popolo dei fedeli fino al punto di trasformarsi in un affetto espresso in forme vaste, addirittura sorprendenti. Quando da semplice sacerdote e docente, alla fine degli anni 60 del secolo scorso, profetizzo la profonda crisi della chiesa in Europa, molti non capirono. Eppure, oggi, quelle considerazioni, scuotono le nostre coscienze e inducono tutti ad una realistica presa d’atto della situazione. Il ritorno alle origini, ritrovando l’essenzialità evangelica, costituisce l’unica scelta di salvezza che Joseph Ratzinger indicò sin dal lontano 1969.
Inoltre va riconosciuto che da pontefice, ha intrapreso una decisa azione di pulizia e di trasparenza all’interno delle strutture ecclesiastiche. Questa costituisce una delle strade praticabili per ridare credibilità ed autorevolezza alle gerarchie. In tal senso, ha proseguito con un carattere e stile diversi nella forma, ma non nella sostanza, anche il successore Papa Francesco.
In ciascuno di noi resta indelebile il ricordo della rinuncia al papato da parte di Benedetto XVI che, con grande onesta e coscienza, ha preferito farsi da parte piuttosto che continuare un ministero a cui non si sentiva più in grado di esercitarlo al meglio. Un alto e luminoso esempio.
Ultimo aggiornamento: 19/04/2024 07:14