Arte e spettacoli

I Nomadi fra la gente di Palmanova

di Ilaria Mattiussi

Qual è il segreto di un gruppo da più di 57 anni nel cuore del pubblico? Abbiamo cercato di scoprirlo, in occasione del concerto dei Nomadi di ieri 7 agosto in Piazza Grande a Palmanova. Un protagonista d’eccezione, Beppe Carletti, ha, infatti, accettato di raccontarci ricordi, aneddoti e qualche sogno.
Fra meno di tre anni i Nomadi festeggeranno i sessant’anni di carriera. Qual è il vostro segreto?
Per scoprirlo bisogna venire ad un concerto! A parte questo, pensiamo che umiltà, coerenza e amore per il pubblico paghino sempre. In questo periodo non è possibile, ma di solito siamo felici di aprire le nostre prove ai fan, prima dei concerti. È una scelta naturale che abbiamo sentito sempre nostra. Ci piace rimanere fra la gente anche alla fine dei concerti e parlare con il pubblico. Le canzoni, poi, la fanno da padrone: accade spesso che chi le ascolta per la prima volta, poi continui a seguirci.
Come scegliete, a questo proposito, i brani da inserire in scaletta?
Ci sono canzoni storiche che piacciono al pubblico e che portiamo volentieri ai nostri concerti. Aggiungiamo, poi, altri brani fra i 330 che compongono il nostro repertorio. In ogni caso, però cerchiamo di dare la precedenza ai gusti dei nostri fan.
Nonostante la lunga carriera, le vostre canzoni, però, non si ripetono mai.
Non ci piace fotocopiare i brani solamente perché hanno avuto successo. Quando leggo un testo nuovo, cerco di ripercorrere tutte le precedenti canzoni, in modo da non ripeterci per quanto riguarda la musica o le parole. È un procedimento gravoso, ma molto bello.
Il Covid19 ci ha costretti a rinunciare alle nostre abitudini. Pensa che il vostro rapporto con il pubblico possa cambiare?
No, anche perché mi auguro che presto sia possibile tornare ad abbracciarci. Salgo sul palco da 57 anni, ma adrenalina ed emozione non mancano mai. Quando vedi ragazze, ragazzi e persone non più giovani che cantano insieme a te le tue canzoni, non puoi non commuoverti. È meraviglioso incontrare il pubblico prima di un concerto e ascoltare come un brano, in certi momenti della vita di qualcun altro, possa aver fatto la differenza.
Ripensando a questi 57 anni di carriera, quali sono i ricordi più importanti?
Mi vengono in mente le persone che, purtroppo, non sono più qui con me. Penso ad alcuni amici, come Augusto Daolio e Dante Pergreffi: la loro morte rimarrà un segno indelebile in me. Nonostante sia trascorso del tempo, sono sempre nel mio cuore.
I Nomadi si distinguono non solo per i loro successi, ma anche per le iniziative di solidarietà.
I nostri fan club ci aiutano molto. Abbiamo deciso, infatti, di dar loro la possibilità di utilizzare il nostro nome per iniziative di solidarietà e ogni anno veniamo informati sulle cause che sostengono e su quali siano stati i risultati. Tutto è cominciato nel 1994, quando siamo partiti verso Cuba per consegnare quaderni, matite e materiale didattico per permettere a bambini e ragazzi di proseguire gli studi. Da quel viaggio non ci siamo più fermati. Siamo andati in India, dove abbiamo incontrato il Dalai Lama e consegnato parte dei proventi di un nostro album ad un monastero che accoglieva bambini tibetani. È stato un percorso lungo, che ha toccato anche Palestina, Cambogia, Vietnam, Laos e Thailandia. Sono partito, infine, per alcuni viaggi verso il Madagascar e mi sono occupato di aule per i bambini. Ho scoperto quanto, nella costruzione di una scuola, sia importante la mensa: spesso a casa si mangia poco e il riso diventa indispensabile.
Cosa sogna per il suo futuro?
La mia professione è, prima di tutto una passione e desidero portarla avanti per gli anni che verranno. In parte ho già realizzato questo sogno, quindi posso dire che spero di non svegliarmi mai.

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Ultimo aggiornamento: 25/04/2024 17:10