01/12/2017
Camino al Tagliamento, Libri
Una chiave magica di parole e sentimenti
di Pierina Gallina
Lo scrittore uruguaiano Milton Fernandez ha presentato l’ultimo libro “Chiave di Ventre” all,Azienda Agricola Ferrin a Bugnins.
Narratore per istinto e amore, Milton Fernandez. Nato in un fazzoletto di paese in Uruguay, più piccolo di Minas. 600 anime, due file di strade, ambiente maschilista dove l’uomo non deve piangere mai, tango e calcio. E un nonno con il vizio del raccontare storie. Tante storie, che poi Milton ha continuato a esprimere con il teatro e la scrittura. Storie di persone e fatti di cui nessuno parlerebbe mai.
Da Ferrin, Marta Bevilacqua, coreografa e danzatrice, ha dialogato con Milton Fernandez, regalando al pubblico un garbato ventaglio di spunti di riflessione su un libro in cui Milton riesce addirittura a svelare il ventre delle donne, quasi avesse una chiave magica fatta di parole e di sentimenti. Il ventre, luogo della maternità, luogo protetto e, spesso, maltrattato da talenti inespressi oppure obbligati da altri. Una delle storie contenute nel libro, racconta di una bambina che, a soli otto anni, viene obbligata a entrare in una accademia di danza, con il destino segnato. Diventare una stella. Ecco, allora, che la chiave gira e fa entrare il lettore in un mondo stereotipato, di èlite, dove l’infinita sofferenza è sovrana e l’accanimento è terribile perché quella bambina deve diventare ciò che altri vogliono. Per essere ammessa in accademia, viene misurata e il suo corpo omologato e incastrato in misura di una competizione altissima. Le viene negata la femminilità, costringendo il suo corpo ad assumere posture contro natura. Le punte diventano strumento di tortura per piedi deformati. Sofferenza con soglia altissima del dolore mascherata dal sorriso obbligato. Poi, all’improvviso, ma a 18 anni, il suo corpo reclama il proprio corso di donna e cresce, dando inizio alla fine della stella. Non più in prima fila ma nelle ultime, fino all’espulsione dal corpo di ballo. Il corpo diventa qualcosa da odiare, una bestia, un traditore, e inizia la lotta che la vedrà perdersi tra anoressia e bulimia. Con finale da scoprire leggendo il libro, tutto da scoprire. Quella bambina siamo tutti noi. La disciplina della danza è la metafora della vita. La libertà consisterebbe nel dire “No, perché questo sono io”.
La scrittura di Milton è corporea, emotiva fino ad arrivare nel ventre, ma in modo poetico. Capace di far sbirciare dietro le quinte e far cogliere che, sul palcoscenico vince lo spettacolo della grazia, all’interno la fragilità. Dietro la perfezione, tanto lavoro, angoscia, sofferenza e il corpo, a volte, non regge le richieste. L’autore non giudica ma racconta, semplicemente.