12/03/2025
Economia
Il futuro nasce dal dialogo: crescita, democrazia, pace
di Mario Passon
Su queste parole si è sviluppata la terza edizione di “Open Dialogues for the Future”, evento organizzato dalla Camera di Commercio di Pordenone-Udine, in collaborazione con The European House Ambrosetti.
Evento introdotto da Federico Rampini, direttore scientifico, con queste parole “Il mondo delle imprese ha bisogno di uno sguardo lucido e nervi ben saldi per affrontare il nuovo scenario e questo Forum Open Dialogues for the Future è l’appuntamento ideale per diradare il polverone, uscire dalla modalità di panico permanente e andare in profondità”.
“Open” per navigare in questo contesto turbolento che come ha sottolineato il Presidente della Camera di Commercio di Pordenone-Udine, Giovanni Da Pozzo, non è solo le guerre Russia-Ucraina e Israele-Hammas, né solo la dirompente Presidenza di Donald Trumph, ma riguarda la Presidenza Milei in Argentina, l’entrata di Svezia e Finlandia nella NATO (Organizzazione del Trattato dell'Atlantico del Nord), la conferma per la terza volta di Xi Jinping a Presidente della Repubblica popolare cinese.
Ho seguito il panel “Il mondo che cambia: scenario geopolitico fra due guerre e tre continenti” svolto nella suggestiva Chiesa di San Francesco. Federico Rampini, nella sua conversazione, ci ha invitato ad approfondire la lunga storia degli Stati Uniti per capire quello che capita oggi e “rendere l’Europa meno ansiosa”. Una storia che è fatta di dazi doganali, di controllo delle migrazioni, di una America che vuole stare da sola e pensare alle sue questioni. Rampini ci ha ricordato che fin dal 1992 (Bill Clinton) “tutti i canditati Presidenti promettono solennemente agli elettori di pensare prima agli americani e poi alle cose del mondo”. Storia fatta anche di imprevedibili aperture internazionali come nel 1972 quando Nixon incontro Mao Tse Tung.
Esiste una geopolitica del Presidente Trump? Esiste ben chiara e risponde a logiche prettamente commerciali e di business. Questa presidenza Trumph ci indica che sta finendo un’epoca e con essa le finzioni e le illusioni che l’America possa mantenere l’egemonia che aveva vent’anni fa di guidare le democrazie, che l’Europa sia un partner forte e alla pari con gli Stati Uniti.
Rampini ci ha proposto tanti scenari: che si faccia l’operazione Trumph-Putin come fu Nixon-Mao nel 1972? che si configuri una nuova Yalta che lascia a Puntin mano libera in Europa? che Russia e Cina così siano presi dai problemi economici interni da mascherarli con logiche espansionistiche come una valvola di sfogo? che il Giappone decida di scendere a patti con la Cina? e Taiwan, la Corea del Sud?
E l’Europa? Qual è il suo ruolo in questo scenario geopolitico ed economico molto complesso? Siamo in grado di essere protagonisti di questi cambiamenti? è arrivato il momento di avviare l’autonomia strategica? Cosa manca all’Europa per diventare grande?
Ho particolarmente apprezzato l’intervento di Sylvie Goulard, già Ministro della Difesa francese e europarlamentare, che mi ha ricordato che l’Europa è un concetto geografico e che la sua struttura politica si chiama Unione Europea “ma non siamo pronti per il mondo com’è; ci siamo fermati alla moneta unica con la Banca Centrale Europea ma nelle altre questioni continuiamo a criticarci, ad andare ognuno per conto suo. Siamo i figli viziati della pace?” piuttosto la pace è il valore fondante dell’Europa e da essa la libertà e la democrazia.
“Cara, cara democrazia, cara gemma imperfetta, equazione sbagliata, non scritta e mai corretta ...” cantava Ivano Fossati.