30/03/2025
Codroipo
Nell'anno del Giubileo, celebrato quello del Cristo Nero
di Marisa Dreosto Nardini
Le cose belle non si possono non condividere perchè solo nella trasposizione ad altri diventano origine di bellezza feconda. Ed è proprio per questo motivo che sento la necessità interiore di raccontare la settimana di metà marzo, a Codroipo, che nell’occasione della celebrazione del Giubileo del Cristo Nero è diventata una esplosione di sentimenti, preghiere e collaborazione.
Ci proverò, ma diventa arduo raccontare i volti della gente, le mani giunte, le celebrazioni, più di una, giornaliere, le lunghe file di uomini e donne, avviarsi al Sacramento della confessione.
E poi le navate del Duomo, quasi “pattugliate” dalle tante persone che, con il giacchino giallo, facevano “sorveglianza” e accoglienza.
Fin dalle 7 del mattino, ancora a porte chiuse, un brulicare di persone operose a pulire, spolverare e lavare banchi e sedute. Ciascuno con le proprie potenzialità a servizio della Chiesa.
Ogni pomeriggio una celebrazione diversa, con segni creati da menti fervide a servizio della Comunità hanno accompagnato le varie scolaresche del Paese, ma altrettante dalle Parrocchie vicine si sono alternate a visitare la mostra , nella Cappella adiacente la Chiesa ,del Cristo Nero.
E proprio quel Cristo Nero, figura di culto prezioso per la cittadina di Codroipo, ma con una storia antica “sulle spalle” ha provocato la regia di questa settimana appena trascorsa .
A metà della navata centrale del Duomo, al centro di un “giardino” di gerbere rosso sangue , si innalza il crocefisso : una figura scarna, le capocchie dei chiodi così grandi da rendere la mani del Cristo infantili…. E quel tronco ricoperto da targhe d’argento, segno di grazie ricevute, ma anche di germogli forieri di nuova vita.
E su tutto, sopra a tutto …..il nido del pellicano e dei suoi piccoli.
Storia antica ci racconta che il Pellicano non accettava la morte dei suoi piccoli….
si squarciava il petto con il becco, li bagnava con il suo sangue e li riportava a nuova vita……così come il Cristo dà la sua vita, per la rinascita dell’Uomo.
Appena varcata la porta principale del Duomo, lo ritrovi lì davanti, senti il suo respiro e i suoi occhi addosso , Anche se il suo volto è reclinato la sua presenza viva riempie lo spazio vitale e il cuore dei presenti. E’ una sensazione palpabile e reale.
Tanto si potrebbe raccontare ancora, anche se l’emozione, spesso, non ha voce ma “l’inno alla vita” che ha concluso il concerto di sabato sera, ha regalato nuova linfa vitale.
Un doveroso grazie a Monsignore don Ivan Bettuzzi e a don Gabriele Pighin che hanno condotto la regia, cominciata mesi fa , di questo immensa trasposizione della Fede, vissuta con il fermento sulla pelle; chiediamo a Dio di essere generoso e benigno con loro perché possano progredire e continuare su questo cammino.. Grazie davvero.