Due venditori di denti da vampiro e maschere di carnevale ci guidano attraverso trentanove quadretti di vita, morte, miseria e sciocchezze del quotidiano, tra riflessione filosofica e scherzo beffardo.
Una carriera rarefatta quella di Roy Andersson, cominciata nei primi Settanta sulla scia dell’infatuazione per la nouvelle vague cecoslovacca e proseguita nei decenni per lo più al servizio di spot pubblicitari, prima di arrivare alla Living Trilogy di terzo millennio: una trilogia di lungometraggi che in A Pigeon Sat on a Branch Reflecting on Existence trova il suo apice e compimento. L’ironia corrosiva del regista, figlia in egual misura dei Monty Python, di Kaurismaki e di un gusto per il nonsense tipicamente scandinavo, si mescola a una ricerca visiva sempre più stimolante.
Il regista: Roy Andersson è nato a Gothenburg, Svezia, nel 1943. Inizia la sua carriera girando cortometraggi amatoriali e passa ai lungometraggi nel 1970 con En kärlekshistoria (Una storia d’amore), presentato al Festival di Berlino di quell’anno.
Dopo l’uscita nel 1975 di Giliap, Andersson si prende una pausa lunga 25 anni dalla regia di lungometraggi e si dedica alla realizzazione di spot pubblicitari e di documentari su tematiche politiche e ambientali.
Nel 2000 con Sånger från andra våningen (Canzoni del secondo piano) riceve il Premio della Giuria a Cannes e il film diventa un successo di critica.
Nel 2007 realizza You, the Living, film vincitore del Nordic Council Film Prize e presentato a Cannes, che ha toni spesso grotteschi e che mescola la commedia con il fantastico.
Nel 2014 realizza A Pigeon Sat on a Branch Reflecting on Existence, con cui vince il Leone d’Oro alla 71. Mostra del Cinema di Venezia.