Sabato 13 dicembre, ore 21 e domenica 14 dicembre, ore 18/21
Torneranno i prati
di Ermanno Olmi
con Claudio Santamaria, Alessandro Sperduti, Francesco Formichetti, Andrea Di Maria
Durata: 80'
Genere:Drammatico
In un avamposto d'alta quota, verso la fine della prima guerra mondiale, un gruppo di militari combatte a pochi metri di distanza dalla trincea austriaca, "così vicina che pare di udire il loro respiro". Intorno, solo neve e silenzio. Dentro, il freddo, la paura, la stanchezza, la rassegnazione. E gli ordini insensati che arrivano da qualche scrivania lontana, al caldo. Ordini telefonati che mandano i soldati a farsi impallinare come tordi.
torneranno i prati, scritto tutto minuscolo come si conviene ad una storia minima e morale, non è un film d'azione e non ha nemmeno una trama nel senso canonico del termine, perché i pochi avvenimenti si consumano come la cera di una candela, dentro una quotidianità sporca e scoraggiata.
Il film di Olmi è una ballata malinconica come la melodia alla fisarmonica che apre la narrazione, e triste come Il silenzio, le cui note sono incorporate nel tema finale composto e suonato alla tromba da Paolo Fresu.
torneranno i prati è un film epidermico, che ci fa sentire il ruggito dei mortai in lontananza, il rosicchiare del trapano che scava una galleria nemica sotto la trincea, il gelo e la monotonia delle giornate segnate dal rancio e dalla consegna della posta, unica occasione in cui i nomi dei soldati vengono pronunciati, riconoscendoli come esseri umani invece che come semplici numeri.
I militari, dal capitano alla recluta, restano attoniti davanti all'orrore dell'inganno in cui sono caduti per aver creduto nell'amor di patria e nel dovere del cittadino italiano.
In torneranno i prati c'è la lezione di Remarque e Rigoni Stern e Buzzati, nessuno citato perché tutti assorbiti nel sapere di Olmi, che crea un mondo da incubo i cui personaggi si rivolgono a noi dicendo: questo ero io, e lo ricordo proprio a te, sperando che tu sia custode della mia memoria, e che porti con te il mio messaggio.
Perché "anche quelli che sono tornati indietro hanno portato dentro la morte che hanno conosciuto", e se il piccolo Ermanno ricorda i racconti del padre, cui ha dedicato questo film, il regista più che ottantenne teme che, come dice un soldato, "di quel che c'è stato qui non si vedrà più niente, e quello che abbiamo patito non sembrerà più vero".