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L’Austria corteggia le imprese friulane
In centinaia alla presentazione delle opportunità offerte. «L’Italia ci opprime», ma nessuno decide di andarsene
imprese delocalizzazione carinzia

CAMINO AL TAGLIAMENTO. Aveva fatto un brutto sogno, la notte precedente. «Ho sognato – riferisce l’ambasciatrice economica della Carinzia per il Nordest, Ingrid Valentini Wanka – che sarei arrivata qui e non avrei trovato nessuno. Invece...».
Già, soltanto un brutto sogno perché, l’altra sera, al ristorante “Al Molino” erano presenti oltre 200 imprenditori arrivati da tutto il Friuli, ma anche dal Veneto e dalla Lombardia per partecipare all’incontro “L’Austria/Carinzia. Sinonimo di successo. Vantaggi economici e fiscali, contributi e terreni a prezzi imbattibili”.
Imprenditori arrabbiati, delusi, rassegnati. A caccia di futuro e di speranze. Decisi a dribblare quello che tutti loro definiscono uno Stato nemico di chi produce. Si sentono braccati, controllati come fossero nemici e non artefici. Si sentono nel mirino di un gioco al massacro del tanto peggio tanto meglio.
Parlano, ma vogliono l’anonimato («Mica siamo così fessi da fornire le generalità, così domani abbiamo il controllo in azienda»), spiegano ma non trovano soluzioni («l’unica certezza è che così non si va avanti e finiamo tutti nel baratro»), ascoltano ma prendono tempo («L’Austria? Un altro mondo a un’ora di auto. Sì, dovremmo avere tutti il coraggio di andarcene»).
Ma il Paese delle meraviglie, nella fattispecie la Carinzia che da una decina d’anni ha messo in moto una micidiale macchina della persuasione per attirare artigiani e imprenditori, ha le braccia allargate, accoglie tutti.
«Ma - come ha spiegato nel corso dell’incontro Natascha Zmerzlikar, direttrice per il mercato italiano dell’Entwicklungsagenutur Kärnten, Eak, società governativa della Carinzia che tra gli obiettivi ha anche quello di creare nuovi posti di lavoro – se le aziende che vanno male in Italia, e vogliono venire qui, pensano di risolvere la loro crisi, si sbagliano». Insomma, tappeti rossi srotolati, ma soltanto per artigiani e imprenditori virtuosi, con voglia di fare, di innovare e di consolidare la loro realtà produttiva.
I vantaggi a investire e produrre in Carinzia sono stati illustrati anche da Marion Biber e dalla legale Enrica Maggi che ha parlato degli aspetti societari e fiscali dell’Austria.
E di vantaggi, almeno sulla carta, ce ne sono talmente tanti che quando l’altra sera sono stati snocciolati e spiegati, la platea li ha sempre commentati con cenni di disappunto perché li ha paragonati ai nostri. Soltanto alcuni dati: in Austria c’è un’unica imposta sugli utili del 25%, non esiste Irap, non esiste nessun’altra tassazione nascosta, non ci sono studi di settore.
«Un mio cliente – rivela un commercialista presente alla serata che, ovviamente preferisce l’anonimato, in una settimana ha ottenuto tutti gli ok per il terreno e l’avvio dell’attività. Quello che più attrae i nostri imprenditori è l’aspetto della burocrazia che in Carinzia è davvero insignificante rispetto all’Italia». Ma c’è pure dell’altro.
L’avvocato Enrica Maggi afferma che i controlli fiscali in Austria non sono persecutori come in Italia e che la loro «Guardia di finanza fa una sorta di lavoro preventivo per mettere l’imprenditore nelle condizioni di operare al meglio e nel rispetto delle regole. Insomma, non ci sono i controlli che ben conoscete».
L’elencazione dei vantaggi prosegue e gli imprenditori si guardano smarriti, come si stesse parlando di un altro mondo: in Austria si possono dedurre tutte le spese legate all’attività aziendale; la costituzione di una srl (le spa sono rarissime) costa 2 mila 500 euro tutto compreso, mentre in Italia si arriva anche a oltre 15 mila. E avanti di questo passo.
«Otto anni fa – racconta G.R. - per una concessione edilizia a Grado ho gettato dalla finestra quasi un milione di euro per interessi passivi. Ma ci rendiamo conto che a 100 chilometri da qui siamo in un altro mondo? Ma a Roma si rendono conto che l’impresa è all’ultima spiaggia»? Il convegno si conclude con una chiosa dell’avvocato Maggi che rappresenta una sorta di ciliegina sulla torta: «In Austria nessuno capisce cos’è l’Irap». «Nemmeno da noi», è la replica sconsolata di un partecipante.
C’è ancora il tempo per la cena-buffet offerta dai carinziani che alla fine consegneranno a tutti i presenti un pacchetto contenente alcuni gadget. «Loro sanno promuoversi, ma soprattutto offrire garanzie; noi – afferma un imprenditore pordenonese - non abbiamo più nulla da raccontare, se non bugie».
©RIPRODUZIONE RISERVATA Messaggero Veneto

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Ultimo aggiornamento: 27/07/2024 20:38