Ricerche sul tema della italofonia e friulanofonia in Australia.

Forte del suo invito di ospitalità sulle colonne de “il Ponte” le invio il risultato di alcune ricerche da me recentemente condotte sul tema della italofonia e friulanofonia in Australia.

È storicamente provato che i primi due italofoni a mettere piede in Australia e quindi parlare italiano (almeno fra loro) siano stati due membri dell’equipaggio del vascello “Endeavour” al comando dell’esploratore James Cook quando, nel 1770, si trovava nella acque d’Australia per osservare una eclisse del pianeta Venere.

Uno era il guardiamarina James Mario (o Maria) Matra nato in America da genitori corsi il quale, in origine, portava il cognome di Magra. Il secondo era Antonio Ponto, un marinaio scelto del quale non si conoscono altri particolari.

Successivamente, 18 anni dopo, con la prima flotta dei galeotti, arrivava Giuseppe Tuzo (o Tuso) condannato a deportazione a vita alla "Old Bailey" di Londra per un delitto per il quale veniva deprivato persino dei benefici di alcun eventuale indulto o amnistia. Non esistono dettagli comprovanti con chi questo Giuseppe avesse potuto conversare in italiano in quanto nessun nome di italiano appare sui manifesti dei vascelli dei successivi trasporti.

Ad ogni modo, per poter definitivamente stabilire quando in Australia cominciò a diffondersi la lingua italiana si deve risalire nel tempo ai primi anni del 1800 con lo sporadico arrivo di qualche avventuriero o di patrioti in fuga dalle polizie dei tiranni assoggettanti i vari territori della penisola italica.

Anche in questo caso i dati sono vaghi. Si ritiene, ma solo su basi aneddottiche, che allora, in tutta Australia, fossero presenti qualche centinaio di questi italiani con le maggiori concentrazioni a Melbourne e Sydney e qualche indivduo in Tasmania, Queensland ed in Adelaide.

Statistiche più o meno attendibili cominciano ad apparire dal 1850 in poi. Esse coincidono con l’arrivo di emigranti provenienti da tutte le parti del mondo, attratti dalla febbre dell’oro appena scoperto negli stati del Victoria e della Nuova Galles del Sud (NSW). Le cifre parlano di circa 1,500-1,600 italiani, per lo più braccianti, cui si immagina fossero solo parzialmente italiano-parlanti a ragione che la loro lingua di ogni giorno probabilmente consisteva nel dialetto della regione d’origine.

Da questi primi sondaggi emergono però i nomi di alcuni individui indubbiamente gli epigoni veri e propri della lingua italiana in Australia. Alcuni nomi soltanto: Carlo Cattani e Ettore Cecchi (ingegneri), Alberto Zelman (compositore), Tommaso Fiaschi (dottore), Pietro Baracchi (astronomo), Raffaello Carboni (irredentista), Eleazaro Torreggiani e Giovanni Cani (vescovi), Ferdiando Gagliardi (bibliotecario) e Giovanni Battista Federli (agronomo, sul quale dirò più avanti). Costoro, ad eccezione dei prelati, giunsero in Australia quando la Nuova Zelanda non fu in grado di estendere loro i contratti di lavoro in base ai quali erano stati richiamati nel paese.

Altri 340 italiani, la maggioranza provenienti dalle provincie di Treviso e Udine, giunsero in Australia nel 1880 dopo una calamitosa serie di peripezie. Essi provenivano da “Nouvelle France” un’isola disabitata della Micronesia dove erano stati abbandonati alla loro deriva senza vettovagliamenti, ripari dalle intemperie o attrezzi di lavoro, da un sedicente Marchese DeReys, dal quale erano stati ingaggiati con promesse a dir poco da sogno. A costoro va reso l’onore di aver dato vita alla colonia originale di Little Italy d’Australia e portato il suono della lingua italiana nella Richmond Valley (NSW del nord).

In fatto di accuratezza i primi dati maggiormente più attendibili sono quelli forniti dal primo censimento del Commonwealth del 1901 dal quale si evince che gli italiani censiti erano 5,678. Questo numero, 10 anni dopo, saliva a 6,719. È plausibile che il numero degli italiano-parlanti, però, fosse più alto di quanto stabilito dal censo in quanto non teneva conto i provenienti delle terre irredente e gli italofoni del Canton Ticino.

Esattamente un secolo più tardi, nel 2001, la comunità italiana in Australia era salita a più di 800,000 unità. Quanti ammettessero di parlare quotidianamente l’italiano è rilevato da una voce da allora entrata a far parte dei formulari di censimento. Da essa si apprende che 375,000 individui si dichiaravano italianofoni e di parlare l’italiano regolarmente in casa, nei negozi e nei ritrovi comunitari.

Dall’ultimo censimento del 2011 si viene a conoscere che quest’ultimo dato fosse sceso a 316,900 unità.

Facciamo un passo indietro e torniamo al 1896 anno in cui a Melbourne, con Giosue Carducci ancora in vita in Italia, viene fondata la Società Dante Alighieri. Fu la prima al mondo costiuita al di fuori dei confini d’Italia. A volerla non furono degli italiani, ma bensì alcuni docenti di nazionalità inglese operanti presso l’Univesità di Melbourne.

Al giorno d’oggi l’italiano è presente in quasi tutti i 48 atenei australiani pubblici o privati, sia in cattedre a sè stanti, sia collegati a dipartimenti di italianistica connessi a cattedre di lingue straniere o di storia o di belle lettere.

A Melbourne e Sydney sono presenti gli Istituti Italiani di Cultura dove, tra l’altro, sono offerte classi di italiano nel maggiore dei casi per adulti e professionisti. Alcune organizzazione parallele private sono locate nelle maggiori città australiane presso le quali si possono anche ottenere libri e riviste italiane.

In addizione a tutto questo, dagli anni 60 a questa parte, vennero a sorgere i Comitati di Assistenza degli Italiani (Coasit) istituzioni sostenute dai governi di stato, federale e italiano, le quali, oltre al provvedere assistenza ai bisognosi, figurano prominenti nella diffusione dell’italiano, prima nelle loro classi del Sabato e poi nelle scuole primarie e secondarie dove la nostra lingua fosse materia di insegamento nei sistemi educativi statali e cattolici. Nello stato del Victoria, dove il programma è tutt’ora gestito dalla suddetta istituzione, il totale complessivo degli studenti di italiano (fino all’anno 12) si aggira attorno ai 180,000 individui.

Stando a dati ottenuti dai Coasit degli altri stati, dove i programmi dell’insegnamento dell’italiano sono gestiti direttamente dai vari ministeri dell’ educazione, si stima che gli studenti d’italiano siano complessivamente 100,000.

Dacchè si ricordi la comunità è stata sempre servita da propri organi di stampa. I più longevi ed influenzali in esistenza sono “La Fiamma” edita a Sydney ed “il Globo” a Melbourne. La prima di queste testate apparteneva ai PP Cappuccini uscì nel 1948. Inizialmente, in osservanza alle leggi del tempo, gli articoli apparivano in due lingue italiano-inglese. “Il Globo” ha da poco celebrato i 50 anni di vita. Ambedue, ora, fanno parte del medesimo gruppo editoriale ed escono due volte alla settimana.

Al medesimo gruppo appartiene anche Rete Italia che trasmette in tutta Australia programmi in lingua italiana per 17 ore al giorno. Un altro servizio radiofonico nazionale in italiano di due ore giornaliere è provveduto dalla rete governativa Special Broadcasting Service (SBS). Sempre la SBS trasmette pure un telegiornale di mezz’ora al giorno riprendendo quello della mezzanotte della RAI. Di tanto in tanto SBS/TV tramette dei films italiani sottotitolati in inglese e parite di calcio con commentario in lingua inglese. Stazioni radio comunitarie funzionano pure ad Adelaide e Brisbane.

Per quanto concerne i media di stampa, in circolazione con uscita a vari intervalli, sono le seguente testate, alcune bilingui: “Dante oggi” (Soc. Dante),” il Bollettino” (Comunità piemontese), “il Campanile” (PP Cappuccini), “Il Progresso”(Patronato INAS), “el Fiuman” (Com. fiumana), “Nuovo Paese” (Filef), “Historical Society Journal” (Soc. Storica Italiana), “Assisi News” (Centro Assisi), “Lingua Bella” (VATI),

Nel passato sono apparse in varie città, ma in seguito estinte, almeno 25 pubblicazioni, la più antica fra tutte “Uniamioci” edita a Sydney nel 1903-4. Altri titoli scomparsi degni di menzione sono: “L’Italo-australiano”, “Il Messaggero”, “L’Angelo della famiglia”, “Voce del Veneto”, “Il Corriere”, “il Gazzettino”, “Corriere degli Italiani”, “La stampa Italiana”,“L’Oceania”, “What’s new in Italy”, “Settegiorni”, “La Rivista”, “La Voce”, “Italy Downunder”, “La stampa”, “L’Eco della VGPF”, “il Lavoratore”, “La Croce del Sud”, ”Il Mondo”, “La Campana”, “Bollettino Giuliano”, “La Rondine”, “La Voce dei Giuliani” “A.W. Italian News”, “La piazza”.

Dalle nostre collettività è pure uscita una fiorita di scrittori, narratori e poeti che hanno pubblicato in italiano. Fra questi citiamo Gino Nibbi, Pino Bosi, Charles D’Aprano, Nino Randazzo, Fernando Basili, Rosa Cappiello, Giuliano Montagna, Gennaro Cozzi, Olga D’Albero-Giuliani, Luigi Strano, Valeria Aliani Gorlei, Alessandro Faini, Maria Dell’Oso, Zoë Boccabella, Dario Donati, Ivano Ercole, Franco Lugarini, Irene Sampognaro, Pino Sollazzo, Alfredo Strano, Damian Tripodi ed i poeti Enoe Di Stefano, Lino Concas, Flavia Coassin, Mariano Coreno, Joe Abiuso, Aldo Lo Bianco, Raffaele Scappatura.

Questa è la fotografia dell’italofonia in Australia. Più complicata è inquadrare quella riguardante i friulanofoni. Alla base delle difficoltà vi è un grosso impedimento che ostacola conoscere veramente chi sia il friulano. Questo deriva dal fatto che molti dei nostri corregionali, causa le divisioni politiche cui è stato soggetto il Friuli durante gli anni, non erano sempre conosciuti come tali. Di fatto, quelli provenienti dall’est venivano catalogati come austriaci e quelli delle aree ad ovest e Destra Tagliamento invariabilmente e solo come veneti.

È probabile che nella prima ondata dei cercatori d’oro vi fossero stati anche dei friulani. Ma a parte qualche traccia aneddotica non esiste la comprovante documentazione.

La prima autorica documentazione sulla presenza friulana in Australia ci viene tramandata dagli archivi del Dookie Agricultural College, ora campus della Melbourne University, dove troviamo il rivignanese Giovanni Battista Federli, classe 1851, docente a partire dal 1887 quando si stabilì in Victoria proveniente dalla Nuova Zelanda, e quindi, dal 1903 al 1915, in qualità di principale dello stesso collegio. (A lui viene attribuita la coltivazione razionale della vite nello stato e di molti alberi da frutto. Dookie è un piccolo centro situato in una vasta zona di frutteti a circa 200 km da Melbourne).

I dati conservarti nell’archivio del collegio non potrebbero essere più attendibili sulla sua friulanità sia dal nome di “Tita” che appare nei documenti, sia dal fatto che così fosse stato chiamato dai colleghi di lavoro.

Attorno il 1903-4 si registra una prima piccola ondata di arrivi dal Friuli diretta verso le coltivazioni della canna da zucchero del Queensland. Nelle città qualche friulano lo si trova in edilizia, come un Andy Petrucco di Fanna (?), “posatore di mattoni” a Sydney e i fratelli Galliano e “Pieruti” Melocco di Toppo di Travesio che in seguito fonderanno una delle maggiori compagnie di costruzioni di quella città. Una seconda più consistente ondata coincide con l’avvento del fascismo per cessere nel 1939 quando l’Italia precipita nel baratro dalla guerra.

In quest’ultimo contingente di arrivati c’è anche un sacerdote, il gesuita Ugo Modotti da Basiliano, personalità di grande influenza anche in campo politico, e due ragazzini di 6 anni , uno veneto e l’altro friulano; il primo, James Gobbo, diventerà giudice e Governatore del Victoria. Il secondo, Ferruccio Romanin SJ, è l’attuale cappellano del Fogolâr di Melbourne.

Negli Anni 20, fra i tanti, sbarcano a Melbourne Lino De Luca, Luigi Spangaro, Olga e Bill Ermacora e Severino De Marco tutti costoro hanno avuto un ruolo di intrinsica importanza, nel 1957, nella fondazione del Fogolâr. A Brisbane si stabiliscono Osvaldo Bonutto e i fratelli Belligoi, ad Adelaide Napoleone Floreani e Celso Allegro Fabro. A Perth emergono i cinque fratelli Calligaro che hanno legato il nome a diversi “privilegi” di laterizi. A Sydney si stabilscono i cognati Pietro De Martin e Valentino Gasparini e la famiglia Asquini.

Ciò che accomuna questa gente e quelli che nomineremo in appresso è il parlare friulano.

I numeri più consistenti di friulani però arrivano negli anni fra il 1948 e il 1970. Statistiche vogliono che in questo periodo fossero arrivati circa 6,000 d’essi, alcuni provenienti dalle ex-colonie d’Africa, dall’Argentina e da altri paesi europei.

Sono gli anni in cui nasceranno i Fogolâs d’Australia. Prima Brisbane, poi Melbourne, Adelaide, Perth e Griffith, seguiti da Canberra, Sydney e Dimbulah. Adelaide, Melbourne, Sydney e Brisbane si costruiranno le loro sedi entro le quali trovano posto pure delle biblioteche. Tre Fogolârs fondano dei cori dei quali solo uno tutt’ora esistente, a Melbourne. Gli stessi Fogolârs allestiscono pure i balletti folkloristici. Due, a Melbourne e Sydney, sono ancora attivi nell’insegnamento del ballo tradizionale. Dove non esiste la sede, il recapito delle nostre aggregazioni sono presso i centri comunitari italiani. Melbourne, Adelaide, e Sydney pubblicano periodicamente i loro bollettini, rispettivamente “Il Furlan” (trilingue) e “Sot la Nape” (bilingui)

Il Fogolâr di Melbourne gode la distinzione di essere stato il primo, nel 1994, a costituire un sotto-comitato culturale e creare il “cors di culture popolâr furlane” il quale vanta un attivo di oltre 80 conferenze nel corso delle quali si è sempre parlato – anche se il conferenziere non fosse stato friulano – su aspetti e tematiche collegate al Friuli o alla Regione. Sempre a Melbourne, per un periodo, sono esitite le classi di “Cjantin e Zuin” per bambini di età pre-scolare portate in Australia, per interessamento dell’Ente Friuli nel Mondo, dalla pedagoga cividalese Lia Bront. Qui, inoltre, contianuano da diversi anni dimostrazioni di cucina tradizionale curate dal Comitato Femminile.

Ed in tutti i Fogolârs si gioca alle bocce su ottimi “battuti” alloggiati sotto tetto. In quello di Melboune, durante le vacanze scolastiche entrano in funzione cliniche d’insegnamento del gioco per bambini di scuola.

Nel corso di tutte queste attività, ove fosse possibile e certamente fra le persone anziane, è parlato il friulano. In termini numerici. i friulanofili di nascita di oggi in Australia possono essere attorno 3,500.

In alcuni Fogolârs esistono gli Udinese Club e quello di Melbourne mette in campo tre squadre di calcio (sotto il nome di Thornbury United) nei campionati statali ed una palestra di addestramento per bambini non tutti necessariamente di origine friulana.

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Ultimo aggiornamento: 27/07/2024 20:38