Compagnia tetrale dell' A.T.F. Udine
Sin dalla prima lettura, il testo mi ha evocato atmosfere cupe e fumose, da film americano degli anni '40, rigorosamente in bianco e nero, con l'eroe, bello e dannato, che fuma l'ultima sigaretta prima di andare incontro al suo destino. Da qui, all'allestimento di uno spazio in cui campeggiano due parallelepipedi come due tavole di fumetti tridimensionali, il passo è breve. Tanto nero di china e lame di luce per un fumetto noir dai forti contrasti, fatti di carne, sudore e sangue.
Dicevo dell'ultima, romantica sigaretta, altri tempi, adesso il fumo non è gradito, ma c'è ed è fortemente presente nella vita del protagonista di questo potente atto unico, insieme all'alcool. Un protagonista scorretto non tanto per quello che fa, ma piuttosto per quello che non fa: ribellarsi ad un modus operandi sin troppo diffuso nelle nuove generazioni, fatto di ignoranza, indolenza, consumo esagerato di tutto quello che porta all'oblio della coscienza.
Franco potrebbe riscattare la propria condizione di emarginato. E' intelligente, di bell'aspetto, è sicuramente un leader fra i suoi, ma non usa queste sue doti per elevarsi, misurando i passi, vuole tutto e subito. Non importa come. Perché studiare? Perché uscire a cercare un lavoro, magari modesto, ma che assicuri una vita dignitosa?