Tom Waits strumentale. E in jazz. E’ l’impresa realizzata dal pianista Glauco Venier nell’ultimo cd realizzato per i tipi di Artesuono. E senza scalare cime improvvisative tempestose né invalicate vette armoniche. Il tutto fatto in raffinata scioltezza, come se il mitico cantore della strada e degli ultimi, che ha reso la raucedine immaginifica poesia sonora, fosse di casa nella musica afroamericana con waltz (San Diego Serenade), 2/4 (Tango till they are sore), ballad (Lonely), swing (Just the right bullets) e a quant’altro i songwriter più accreditati ci hanno abituato nel tempo ad apprezzare.
Millesimale, nel 4et a nome del jazzista, il contrabbasso di Alessandro Turchet in sinergia con la batteria di Luca Colussi. Alla tromba e al flicorno di Flavio Davanzo è affidato il ruolo dell’alter ego del pianoforte in un affiancamento dosato, mai prevaricante, quasi a restituire alla musica una sorta di parlato che la scelta stilistica effettuata a monte aveva giocoforza messo da parte puntando essenzialmente, il progetto, a riscoprire il Waits compositore.