A bocce ferme a quasi due settimane delle elezioni, si possono fare alcune prime considerazioni. Tutto è andato come previsto con il successo della destra che segna un evento storico. Giorgia Meloni ha vinto le elezioni mentre Giuseppe Conte ha indovinato il vento giusto e consentito ai 5 Stelle di sopravvivere. Poi ci sono due sconfitti in pessimo modo: Enrico Letta, con il suo PD, che si trova in grande a rivivere il disastro di tante regioni dove si è chiuso in uno splendido isolamento autoreferenziale, perdendo roccaforti storiche. Il vertice del partito non ne ha fatto tesoro e oggi è finito a livello nazionale sotto il 20%.
Matteo Salvini, altro perdente, ha lavorato per la “Regina di Prussia” e abbandonando i connotati di un movimento regionale per creare un partito nazionale, populista e sovranista, ha finito per consegnare la coalizione di destra e l’Italia alla leadership della Meloni.
Anche Silvio Berlusconi con il suo pacchetto di parlamentari, cerca di sfruttare la propria rendita di posizione. Impresa ardua che dovrebbe far riflettere a livello di Partito Popolare Europeo, tutto quel mondo moderato da tempo preoccupato per questa deriva italiana.
Il Terzo Polo non raggiunge le due cifre, ma indica una possibilità realistica a cui vasti strati di cittadini, che non si sono recati alle urne, guardano da tempo. Tutto questo potrebbe davvero diventare una prospettiva concreta, stando anche l’inevitabile crisi in cui finirà il PD e se le componenti principali capitanate da Calenda e Renzi, riusciranno ad andare oltre al cartello elettorale, nato come risposta all’emergenza di una crisi esplosa in piena estate. Già tanto tempo, appare evidente che la vera alternativa alla destra non sarà creata attorno ad un PD incapace a perdere la propria vocazione maggioritaria, a ritrovare il senso della rappresentanza delle istanze sociali e trasformatosi in un partito radicale di massa, il cui destino è solo quello di essere un comprimario. Ma un vero Terzo Polo può assurgere alla guida del Paese solamente se diventa fatto popolare, non l’espressione di una élite politica e se riesce ad affrontare, oltre ai temi dell’efficientismo, anche una forte dose di solidarismo in grado di rispondere alla crisi del ceto medio, delle grandi città, delle periferie, delle partite Iva o del Mezzogiorno.
Ad ogni modo, il responso elettorale va rispettato come è giusto e doveroso in democrazia! Giorgia Meloni giunge al governo in una situazione oggettivamente per lei contraddittoria, come il rapporto con l’Europa, l’applicazione del PNRR, la crisi energetica con il costo delle bollette di luce o gas, salite alle stelle a causa di una forte speculazione internazionale e la guerra in Ucraina che potrebbe portare, Dio non lo voglia, a drammatici epiloghi nucleari. In questo contesto a dir poco drammatico, comunque impegnativo, ognuno deve fare la propria parte, ma maggioranza e opposizioni, nella distinzione dei ruoli sanciti dal voto, possono, anzi, debbono collaborare responsabilmente per il bene collettivo e nazionale. Ne va infatti del nostro futuro!