Arte e spettacoli, Ricordi

Perosi, musica dal cuore di un sacerdote per il cuore della gente

di Lucia Cengarle

GIacomo Puccini commentò che "c'è più musica nella testa di Perosi che in quella mia e di Mascagni messe insieme".
Ho cominciato a cantare in coro nella cantoria di Rivolto a metà anni 70 del secolo scorso: direttore Natale Cecatto, all’organo Pierino Donada non ancora sindaco. Lì ho scoperto la Missa secunda pontificalis di Lorenzo Perosi. Questa musica mi ha affascinato e mi è rimasta impressa: quando l’ho ripresa in mano per una collaborazione con un altro coro nel 2021, la memoria me l’ha restituita con la stessa facilità di allora.
Cercando informazioni sul Perosi in internet, trovo sul sito settimananews.it un’intervista a Simone Baiocchi, coordinatore del segretariato compositori dell’Associazione Italiana Santa Cecilia di Roma, che ha ricostruito la figura di questo musicista in occasione dei 150 anni dalla nascita, nel 2022. Un commento mi trova pienamente d’accordo: la musica di don Lorenzo Perosi nasce da un cuore di sacerdote e mira al cuore della gente. È una musica che non vuole stupire gli accademici, ma che desidera parlare a tutti. Nella produzione liturgica si percepisce il rispetto e l’adesione intima per ciò che accade nel rito: è una musica che ha la forza di “mettere in ginocchio” chi l’ascolta.
Lorenzo Perosi venne a contatto con la musica appena nato, il 21 dicembre 1872. Infatti, suo padre Giuseppe, organista del duomo di Tortona, avviò il figlio alla musica sin da piccolo e lo guidò nel percorso di studi. Ben presto si susseguirono esperienze significative: nel 1890 venne inviato a Montecassino per lo studio del canto gregoriano. Subito dopo iniziò a studiare composizione, prima per corrispondenza e poi frequentando il conservatorio “Verdi” di Milano, ove conseguì il compimento medio del corso di composizione. Nel 1893, grazie al conte Francesco Lurani, suo amico e mecenate, si recò a Ratisbona per frequentare la scuola superiore di musica sacra. Al rientro, arrivarono i primi impegni professionali che lo condussero alla progressiva affermazione nel panorama musicale italiano. Nel 1894 soggiornò a Imola come maestro di canto degli alunni del seminario e iniziò la preparazione al sacerdozio. Poco dopo, venne scelto come maestro della Cappella Marciana di Venezia. Nel 1898 papa Leone XIII lo nominò condirettore perpetuo della Cappella Musicale Pontificia. Dopo due anni, si trasferì definitivamente a Roma. In questi anni la sua popolarità raggiunse l’apice, consacrandolo a un successo mai visto prima per un sacerdote musicista. Compose in modo inarrestabile, producendo innumerevoli pagine di musica sacra e anche importanti lavori nell’ambito della musica cameristica e sinfonica.
Attorno al 1904, una grave forma di disturbo mentale iniziò ad affiorare, progressiva, e nell’arco di pochi anni lo precipitò in una condizione di profonda sofferenza da cui non riuscì più completamente a riprendersi. Tuttavia, il disagio psichico non interruppe mai totalmente il flusso creativo: l’attività compositiva era per lui una sorta di esigenza fisica.
L’intervista a Simone Baiocchi sul sito settimananews.it rivela che dal 1904 in poi l’equilibrio personale del compositore fu sconvolto dalla malattia psichica; verso il 1922, questa si fece tanto grave da determinarne l’interdizione giuridica. Tale provvedimento fu necessario per tutelare l’illustre paziente negli aspetti economici e nella produzione artistica, poiché in preda al delirio minacciò di distruggere i suoi lavori e ne impedì le esecuzioni: riteneva che la sua musica non valesse nulla e che il suo linguaggio non fosse più adeguato alle tendenze degli inizi del XX secolo. Morì a Roma il 12 ottobre 1956.
Dal punto di vista compositivo, il primo Perosi fu impegnato sul fronte della produzione musicale per la liturgia: messe, mottetti e pagine a due o tre voci destinate alle scholæ cantorum amatoriali che stavano nascendo in quegli anni. Si andò così formando un repertorio nuovo che conobbe particolare fortuna.
Dal 1897 Perosi iniziò a dedicarsi al genere dell’oratorio, una forma musicale non liturgica, in cui mise in musica episodi biblici con l’intento di evangelizzare attraverso la conoscenza della figura di Cristo. Da questa produzione emerge un Perosi che non distoglie mai il suo sguardo da Dio, invitando l’ascoltatore a guardare nella stessa direzione.
Quasi contemporaneamente a questa fase ne avviò una di musica sinfonica e cameristica. Questo periodo iniziò con la composizione del “Tema variato” per orchestra del 1902, a cui seguirono nove suite dedicate a diverse città italiane con cui l’autore ebbe un particolare rapporto, fra queste Tortona, Venezia, Messina, Milano e Torino.
Tra il 1928 e il 1931 realizzò i quartetti e i quintetti per archi: un profluvio unico, una quantità che nessun altro autore nella storia della musica aveva prodotto in così breve tempo: 18 quartetti e 4 quintetti in tre anni. Anche in queste composizioni si percepisce un pensiero meditativo e il senso di gratitudine a Dio per i doni della vita e soprattutto della musica. Il panorama spalancato dalla musica di Perosi è sconfinato: benché solcato dalla sofferenza psichica, nel suo eloquio conserva gemme di speranza che consentono una risposta fiduciosa al dramma umano, da lui vissuto da fratello di ogni essere umano nel dolore.
Perosi era ben informato su ciò che accadeva nel mondo musicale a lui contemporaneo. Le vicende del linguaggio musicale all’inizio del ‘900, che portarono alla nascita delle avanguardie dodecafoniche scaturite dalla scuola di Vienna, scossero il suo animo sino a farlo sentire inadeguato al suo tempo. Conosceva la produzione wagneriana e, in qualche misura, ne fu influenzato; godeva della stima e dell’amicizia dei maggiori musicisti del suo tempo: Mascagni, Puccini, Leoncavallo, Toscanini. Perosi resta comunque un mondo a sé, che si è sviluppato nel tempo secondo una logica poetica singolare. La sua produzione musicale profana è degna di nota e di notevole interesse: merita di essere conosciuta e proposta al pubblico contemporaneo.
Lo stile di don Lorenzo Perosi è originale, come accade nei grandi compositori: particolare importanza riveste lo studio del canto gregoriano e della polifonia classica, radici fondamentali per qualsiasi autore di musica sacra. Per la polifonia, gli approcci compositivi si distinguono in due momenti. Il primo è quello in cui Perosi compone melodie facili, eseguibili dalle scholae amatoriali. Il secondo coincide con l’arrivo a Roma nel 1898 quale direttore della Cappella Musicale Pontificia “Sistina”, con cui inizia una produzione destinata a professionisti dotati di formidabili mezzi vocali uniti a grande abilità nella polifonia. Da questo incontro nascono alcune riforme: la più evidente è l’introduzione delle voci di ragazzo al posto di castrati e falsettisti, chiudendo un’epoca iniziata alla fine del XVI secolo. Altra riforma fu l’abolizione degli antichi codici in uso in Sistina, per avvalersi dei libri pubblicati dai monaci di Solesmes, a seguito del lavoro di restauro delle antiche fonti gregoriane.
La riscoperta di Perosi è un lavoro che vede tanto cammino da compiere. È importante che le fonti originali siano rese accessibili agli studiosi del settore, in previsione di edizioni critiche fatte da musicisti competenti. Attualmente, quasi tutto il corpus musicale è manoscritto, inedito e conservato presso la Biblioteca Apostolica Vaticana, in attesa di essere ordinato, catalogato e reso disponibile. È una mole enorme di composizioni che merita di essere analizzata in modo organico.
Il recupero di Perosi nella liturgia post-conciliare pone questioni rilevanti. I mottetti e le melodie sacre possono essere recuperati con facilità. Per le messe la cosa è problematica, non rispondendo queste ai criteri della liturgia riformata dal Concilio; tuttavia, si può pensare a occasioni particolari in cui si possano eseguire, per esempio raduni di scholae cantorum ove le stesse costituiscano in gran parte l’assemblea liturgica.
Il 10 novembre 2012, parlando alle scholæ cantorum dell’Associazione Italiana Santa Cecilia, Papa Benedetto XVI ricordava la funzione evangelizzatrice della musica sacra: “Impegnatevi a migliorare la qualità del canto liturgico, senza timore di recuperare la tradizione musicale della Chiesa, che nel gregoriano e nella polifonia ha le espressioni più alte, come afferma lo stesso Vaticano II. La partecipazione attiva del Popolo di Dio alla liturgia non consiste solo nel parlare, ma anche nell’ascoltare, nell’accogliere con i sensi la Parola, e questo vale anche per la musica sacra.”
Ancora una volta il buon senso e l’equilibrio sono le gambe su cui far camminare le scelte: se nelle attuali liturgie domenicali hanno libero campo espressioni musicali discutibili, perché negare quanto ha servito la liturgia con dignità artistica e spirito di fede? Diciamo allora grazie a don Lorenzo Perosi per la vita spesa al servizio della musica sacra: studiamo ed eseguiamo la sua musica, proponendola con coraggio nei concerti e nella liturgia.

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Ultimo aggiornamento: 23/02/2025 08:38