Sappiamo a cosa state pensando. È vero che difficilmente ci si aspetta che il Presepe rappresenti uno scenario di guerra, ma quest’anno abbiamo voluto pensare fuori dagli schemi e immaginare come sarebbe la Natività in quei luoghi in cui
non si conosce la Pace.
Quando pensiamo al Natale qual è la prima cosa che ci viene in mente? Amore, Unione, Famiglia, Amicizia, Pace, Cuore, Speranza… No, non guerra. Eppure nel Mondo le guerre, o i conflitti in corso non sono pochi.
Guerre, piccole o grandi, battaglie tra uomini, che, voglia o no, coinvolgono tutti: giovani, vecchi, donne, bambini. Anche ognuno di noi, nel nostro piccolo.
C’è una storia famosa, del Natale 1914: il mondo è in guerra ma viene dichiarata una tregua spontanea, in numerosi punti del fronte, soprattutto tra inglesi e tedeschi. Sebbene l'Alto Comando avesse emesso ordini severi contro la fraternizzazione, molti ufficiali fecero finta di non vedere questo cessate il fuoco non ufficiale. Si dice che i soldati si incontrarono in campo neutro e che passarono qualche ora in serenità, senza pensare alle loro diversità e alle divergenze. Vissero a loro modo lo spirito del Natale.
È Natale, ma i conflitti non si placano, allora siamo noi che cerchiamo il modo di renderlo più sereno.
È Natale, e non c’è ovunque l’amore, ma tanti cuori lo ricercano lo stesso, lo sentono.
Immaginiamo allora che anche nel 2024 ci siano dei soldati che vogliano fermarsi, riflettere sulle loro azioni. E, soprattutto, pensiamo a tutte quelle persone che sono coinvolte indirettamente negli scontri e perdono tutto, familiari, casa, beni. Il nostro Presepe è ambientato in una zona di guerra, nella desolazione, nella povertà e nella mancanza, ma Gesù nascerà anche qui, e nei cuori di chi crede.
Quelle due figure che lo sovrastano, sono coloro che alimentano la flebile speranza che le guerre finiscano e che gli uomini riconoscano che non portano ad altro che a distruzione.
La natività rappresenta un’ancora di salvezza laddove la morte sembra prevalere nei confronti della vita. Così la figura di Gesù diventa, anche e soprattutto, in un’epoca dove le tensioni globali possono suscitare rassegnazione e paura, un’esortazione a sperare in un futuro di pace e di rinascita.