27/08/2024
Talmassons, Arte e spettacoli
Serata di gala con Antonella Ruggiero e l'Orchestra Naonis
di Pierina Gallina
Intramontabile, come può essere solo la voce che trasforma le parole in sculture splendidamente perfette. Sentimenti, poesie, attualità di guerre e bambini sotto le bombe, di scappati dalle loro terre per trovare il nulla, testi dedicati alle donne, brani classici, giocano con la voce divina di Antonella Ruggiero o “La Voce”, come l’ha definita il sindaco Fabrizio Pitton.
Ben oltre il migliaio il pubblico, il municipio colorato, il campanile illuminato, il suono delle campane a siglare l’inizio di un concerto di indiscusso valore. Sul palco l’orchestra “Naonis”, diretta dal Maestro Valter Sivilotti, e lei, Antonella, in tailleur gessato nero e polsini bianchi svolazzanti, chioma corvina sul viso di porcellana, sorriso di chi la sa lunga su come varcare i cuori e rimanerci a lungo.
Un viaggio in musica, il suo. Dalla seconda guerra mondiale al Portogallo all’Africa alla canzone dedicata alle donne “Linda Mimosa” fino a quella destinata ai bambini delle guerre “Dormi bimbo mio, oggi è notte senza pietà. Dio, dagli la luce e la libertà. Prendi me”. Gioca con la voce, Antonella, ne sperimenta i toni e gli acuti flessuosi e gli effetti lirici, a braccetto con le parole e gli strumenti dell’orchestra, in perfetta intesa.
Smorza le emozioni con il classico “Solo tu”, swing poetico, che fa il solletico alle stelle e con “Io canto”, dalle vaghe atmosfere morriconiane. “Io canto per un fiore di speranza, non aver paura, prendi la mia mano”. Segue “Libera” del 1996, e le tanto acclamate dal pubblico “Vacanze romane” e “Ti sento”.
Antonella è raggiante, manda baci e ringrazia tutti coloro, che, in questo territorio, fanno musica. “E so che sono tanti. Grazie per la vostra accoglienza. Sto molto bene da queste parti” e se ne va, lasciando spazio alla voce sapiente dell’orchestra, che, da 13 anni, accompagna le serate di gala di Talmassons.
Poi torna, Antonella, con la voce, che è coperta e ventaglio, rifugio caldo, lavagna e gesso, cibo per la mente e il cuore, ventata di bellezza autentica vestita di sorriso radioso e conclude i 90 minuti con la canzone simbolo cubana, scritta da un ragazzo, che ha solo un pezzo di terra da lavorare e una ragazza da amare: Guantanamera.
Ed è tripudio di applausi. Ed è standing ovation. Ed è gratitudine per un concerto di elevata caratura, e gratuito, per volontà di una amministrazione lungimirante, che vuole avvicinare al palazzo municipale la sua gente e quella che viene da fuori, e cingerle in un unico abbraccio.