10/12/2024
Regione
La ristrutturazione di Notre Dame sa anche di friulano
di Danilo Vezzio, Fogolâr Furlan di Lione
Tra le maestranze che hanno restaurato la Cattedrale di Notre Dame di Parigi diversi friulani erano presenti. Tra questi importante ed emblematico è stato il contributo di Renato Saleri, il figlio di Dorina Lunazzi di Verzegnis.
Renato è un architetto molto particolare: infatti, è uno specialista - tra l’altro - di euristiche generative per la fabbricazione digitale di morfologie architettoniche e urbane, ed é un esperto molto ben riconosciuto per l'utilizzo della tecnologia digitale nel campo dell'architettura.
Renato, al di là degli strumenti tradizionali utilizzati dagli specialisti coinvolti, ha progettato dei dispositivi che hanno permesso di aiutare gli architetti di Notre Dame durante le fasi di pre-progettazione, realizzando dei modelli virtuali di parti della Cattedrale dopo l’incendio con l’aiuto di una cablecam modificata da lui, carica di apparecchi fotografici e altri sofisticati sensori, permettendo di avere a disposizione delle repliche digitali in 3 dimensioni estremamente dettagliate delle zone sulle quali effettuare i restauri previsti. Non entro in ulteriori dettagli, perché diventerebbe complicato.
Quello che vi posso dire è che il suo lavoro di rilevazione tra le rovine di Notre Dame, lo ha fatto anche pilotando droni sofisticati e con acrobazie da scalatori; avendo assistito ad una sua videoconferenza in alta definizione, ho potuto visitare la carpenteria della basilica detta la ‘’foresta’’, molto prima che fosse
ricostruita. È stato impressionante e sembrano cose da fantascienza: mi sono trovato virtualmente fra le capriate, sospeso nel vuoto vertiginoso!
Renato Saleri è il nipote di un muratore emigrato in Francia diventato impresario - buon sangue non mente mai, soprattutto fra i ‘’gnaus’’ di Verzegnis! Gnaus è il soprannome familiare degli abitanti del luogo. Renato sul suo sito web indica che parla friulano, tra le altre lingue, e questo è abbastanza raro tra i friulani di seconda e terza generazione per essere sottolineato.
Dopo le rilevazioni-progettazioni di Renato ci sono voluti cinque anni e mezzo di lavoro per i restauri, ma finalmente, in questi giorni, più di cinque anni dal devastante incendio del 15 aprile 2019, la Cattedrale di Notre-Dame ha riaperto le porte al pubblico, ai fedeli ed ai numerosissimi turisti del mondo intero.
Per questa ricostruzione sono state spese diverse centinaia di milioni di euro, e ci sono volute migliaia di mani di operai, artigiani, che hanno lavorato con attrezzi e metodi del Medioevo ma anche estremamente moderni. Per le travi, capriate, della ‘’foresta’’ sono stati utilizzati 2.000 alberi di rovere o quercia, alcuni pluricentenari e di dimensioni eccezionali.
Secondo alcune fonti affidabili, dopo il disastro, sono stati raccolti non meno di 843 milioni di euro in donazioni. Ci sono state due fasi di consolidamento e restauro che sono costati 700 milioni di euro, il resto dei fondi sarà utilizzato, per restaurare le facciate e la sacrestia, questo a partire dall'inizio del 2025. Le offerte-donazioni provengono da 340.000 donatori diversi, la maggior parte dei quali francesi ma in totale, quasi 150 Paesi tra cui anche l'Italia e il Friuli, hanno partecipato alla raccolta fondi, con un apporto di ben 60 milioni di euro, più della metà provenienti dagli Stati Uniti. Queste cifre astronomiche hanno permesso all’ente ‘’ Rebâtir Notre-Dame’’ di radunare circa 2.000 professionisti falegnami, carpentieri, scalpellini, pichepieris, ponteggiatori, ecc. per restaurare questa straordinaria cattedrale. Probabilmente, molti sono di origine Friulana, come il nostro Renato di
Verzegnis, il cui contributo è stato basilare per la ricostruzione praticamente all’identico dato che non c’era più nulla e c’era tutto da ridisegnare partendo anche dai rilievi fatti con il drone o con il suo cablecam attrezzatissimo, ma questo nessuno lo sa, salvo noi friulani.